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Sacro  Amor  Profano

SUL COMODINO DI MASSIMO GRAMELLINI

BREVI STORIE INTENSE, CHE ESPLORANO L'AMORE IN OGNI SUA TAPPA EVOLUTIVA.

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La raccolta, ben organizzata in tre parti (Storie diafane, Sacro amor profano, Scherzo finale), inizia con “C’era una volta una bambina che aveva ricevuto da Dio un gran dono e questo presto si rivelò una maledizione”.
È una fiaba? Raccontata e vissuta. La realtà cucita col sapiente filo della fantasia.
È la vera storia di Lodovica, con l’editore che in preda a un maleficio rispondeva ogni volta NO e lei, la straniera disperata, che rischiava la fame fino a quando non divenne mecenate di sé stessa.
Quale rimedio poteva trovare per non sentire il cuore che le faceva sempre più male? Soltanto uno: scrivere!
 

Nella sezione centrale, Sacro Amor Profano, è proprio l’amore ad essere esplorato, quello che si presenta come “il più spericolato, fantastico funambolo e sa saltare i crepacci con grazia.”
L’amore è passione travolgente, e non ha senso alcuno distinguere il profano dal sacro, perché non si tratta di due tipi di amore, ma di uno solo, assoluto.

Nei racconti passione amorosa e letteraria si intrecciano ed è l’amore in tutte le sue declinazioni ad essere esplorato e narrato, con una abilità tale che solo riportando le parole della scrittrice possiamo evidenziare.
 

“Giulia era stata afferrata da una vertigine creativa. E, in poche ore di ebbrezza, tutta la storia si era distesa davanti a lei come un immenso, seducente tappeto, già in parte tessuto, in cui le zone non tessute, sigillate dal silenzio, erano ancora più seducenti di quelle tessute, un tappeto al centro del quale, vagamente avvolta in un pulviscolo dorato, lei svettava come una dea vincitrice.”
 

Nonostante le circostanze avverse, Giulia scrive, superando difficoltà e crisi, perché la scrittura è armonia tra ideale e reale, è felicità.
 

“Ogni opera da lei scritta era stata un anello del suo tronco, ogni opera era stata una forma lussureggiante di vita, un cerchio più grande gettato dalla sua anima intorno a sé, una successiva espansione vitale.”
 

Il potere della scrittura: crescere, sempre, nonostante tutto.
 

Maria Teresa Lezzi Fiorentino su Il mondo incantato dei libri

https://www.ilmondoincantatodeilibri.it/sacro-amor-profano-lodovica-san-guedoro/

 

Che cosa sia davvero resta, forse, uno dei misteri dell’esistenza, di sicuro i tentativi di spiegarlo, di cantarlo, di narrarlo e soprattutto di viverlo non si arresteranno mai: è l’amore, questo segreto insondabile, e uno dei libri, che rientra in questi audaci e incessanti sforzi, ha un titolo emblematico e contiene un modo particolare di raccontarlo. Sacro Amor Profano di Lodovica San Guedoro, edito da Les Flâneurs Edizioni, è un libro con al centro l’amore, declinato in tante forme e versioni particolari. Dal sottile, l’implicito allo struggente, nostalgico. L’amore terreno, profano, umano assume questa connotazione preziosa e sacra, che lo fa essere imperscrutabile, lontano, a volte passeggero, di tutt’altre dimensioni e appartenenze, eppure fisico, così vicino e voluto.

Alcuni passaggi hanno quell’aria da poesia, tutta da respirare e trattenere dentro:

Niente era più malinconico e struggente di quello scenario incantevole che si velava, di quelle forme e di quei colori diafani che evaporavano in un pulviscolo acqueo, niente era più atto a incarnare l’idea della morte e della fine della materia di quell’estrema bellezza che impallidiva e si dissolveva”.

E ancora:

Per un’associazione improvvisa e naturale, le ritornarono in mente gli occhi del cameriere: anche quelli erano suggellati dalla tristezza. Da una tristezza languida e dolcissima, che racchiudeva riflessi di quella prodigiosa armonia della Natura e, contemporaneamente, il rimpianto di non arrivare a goderne abbastanza, del trascorrere troppo rapido del tempo…”.

Oppure il brano Dolore, scritto in prima persona, ardente di amore per Kasim, questo sentimento affondato, doloroso, tra il passato e un presente affannoso, difficile. Leggerlo dà quasi l’idea di intravedere i resti di un relitto naufragato al largo del mare: pezzi e testimonianze galleggianti che hanno avuto una vita che non esiste più.

Martina Zorzin su Quarta Parete

In questa raccolta di racconti, protagonista è l’amore, visto in diversi suoi aspetti. Descritto come una forza potente, incontrollabile e travolgente, che, quando finisce, lascia un vuoto incolmabile.

Molto intense le descrizioni delle emozioni che accompagnano questo sentimento, dalla sua nascita alla sua fine, che comprende una vera e propria elaborazione del lutto.

“Rividi vividamente la scena ormai spenta del nostro primo incontro… La feci rivivere fino a quando non mi sanguinò il cuore… Finché non ruppi in pianto, come di fronte a una persona morta.

La lettura di “Sacro Amor Profano” mi conferma l’impressione di una scrittrice sicuramente baciata dal dono di saper scrivere magistralmente. Ella possiede uno stile narrativo intimo ed emozionante, che sa arricchire anche di una sottile ironia.

Stefania D. su La Bottega dei Libri

https://www.labottegadeilibri.it/recensione-sacro-amor-profano-di-lodovica-san-guedoro-les-flaneurs/recensione/

 

 

LA REPUBBLICA

domenica 16 aprile 2023

SAN GUEDORO: È l’ESORDIO NELLA SUA ITALIA

(estratto)

Lodovica San Guedoro vive e pubblica in Germania, da diversi anni. Quando si definisce scrittrice in esilio, come avviene nelle rare interviste, l’orgoglio si vela di un delicato rimpianto. Lo stesso sentimento che attraversa le pagine di Sacro Amor Profano, una raccolta di scritti, novelle, racconti epigrammatici con cui, per la prima volta, la scrittrice di origini siciliane, viene pubblicata in Italia. Vista la prodigiosa esperienza letteraria precedente, non si tratta di un esordio ma di un compendio. Un traguardo per un’autrice misteriosa, che si nutre di un’estetica intimistica.

Alessandra Minervini

È una nuova raccolta, che si compone  di dodici racconti, tra lunghi, brevi e brevissimi. Alcuni parlano delle mie peripezie editoriali, altri delle mie peripezie sentimentali. Le une sembrano andare a braccetto con le altre. Il critico Cesare Milanese li ha definiti di grande intensità espressiva, emozionale e identificativa. Sfido: non si dà una pagina, non si dà un rigo, non si dà una parola in cui non ci sia io: con o senza maschera.  Non vado disperatamente cercando temi nell’attualità, non sono centrifuga e oziosa, come gli scrittori di oggi, essenzialmente vuoti. Non c’è niente di più attuale, credo, dell’io, dell’io creatore che lotta contro tutto il mondo, il mondo inteso non come fiori e uccelli, ma tutto all’opposto come coercizione, non-vita, bruttura, menzogna, tirannia, la sua lotta dovrebbe essere paradigma per tutti. Lo scrittore autentico è una guida spirituale d’importanza primaria e non possedere scrittori veri equivale a non avere bussole, a brancolare nella notte morale, a trascinarsi nella palude. Questi racconti sono nati dalla vita e parlano della vita, ne parlano facendola sentire con forza e con bellezza, come qualcosa di esaltante, di affascinante, di cangiante e di misterioso. E poiché vivere  significa amare, in questi racconti l’amore ha il predominio assoluto.
 
 
DALL'INTERVISTA DI GIAMMARCO DI BIASE SUL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

"Sacro Amor Profano" proposto per il Premio Strega 2023

Parole, musica, immagini, che rapimento!
 
VIDEOLETTURA

 

“Ogni opera che aveva creata era stata un modo di crescere, malgrado la realtà le vietasse di crescere. Ogni opera da lei scritta era stata un anello del suo tronco, ogni opera era stata una forma lussureggiante di vita, un cerchio più grande gettato dalla sua anima intorno a sé, una successiva espansione vitale. Era stato obbedendo a questo esaltante impulso, oscuro e categorico, che aveva scritto il suo primo, il suo secondo, il suo terzo romanzo e gli altri, e poi i racconti, le fiabe, le commedie, i drammi, le sceneggiature”.
 

Ivana Margarese su Morel Voci dall'isola

 
Per un artista di razza, essere riconosciuto è un diritto primario e inalienabile. Dopo sette anni di inutili tentativi con le case editrici italiane,  cercai rifugio in Germania. Trascorsi tre mesi, tre case editrici tedesche chiesero contemporaneamente l’opzione per un mio giallo letterario, “Incitazione a delinquere”.
 

Dall'intervista di Gianluca Massimini su Postfazioni

 

Un’immagine in particolare mi sovviene: Di notte, nel mio letto, abbracciavo l’aria vuota. La forza di quest’immagine è immensa e ancora chiudendo gli occhi mi accompagna, perché anch’io temo l’amore impossibile e la nostalgia che accompagna la felicità che sfuma.

 

Jessica Dichiara su Les fleurs du mal

 Intenso, raffinato, elegante, emozionante, attraversando il tempo e lo spazio, il libro mette in luce una policroma galleria di personaggi che indagano il sentimento più importante, più decisivo e più dirimente che esista in tutte le sue contraddittorie, complesse e articolate sfumature, permettendo al lettore di potersi riconoscere più volte e in più volti: da leggere, rileggere e far leggere.

Gabriele Ottaviani su Convenzionali

 

"IL MOSTRO DI FIRENZE" VINCITORE DEL PREMIO STREGA 2022 SECONDO CRITERI LETTERARI ED ESTETICI.

Il Mostro di Firenze

e altri racconti

SUL COMODINO DI MASSIMO GRAMELLINI

Ventisette racconti onirici e intensi, in cui il tema della violenza subìta diventa un'occasione per narrare i propri fantasmi e rendere chi legge più consapevole.

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Complice la memoria e la sua disposizione a trasfigurare gli eventi, gli episodi ci appaiono spesso circonfusi di un’aura da sogno, da idillio perfetto, tanto è vasta la bellezza del mondo in essi proposta, puntualmente rovinata, negata però dalla parola bruta, dal gesto rozzo e inconsulto, dalla violenza inaccettabile di un’umanità maschile, ferina e deplorevole, non ancora redenta, ma quanto prima – si spera – riconducibile nei limiti del consesso civile, nella quale non si riscontra affatto amore, rispetto, senso della vergogna e pudicizia, ma esclusivamente l’idea malsana di poter molestare e minacciare tranquillamente, di poter disporre a proprio piacimento della libertà altrui, di estorcere addirittura il piacere con la forza. Non è un caso, forse, che la raccolta si apra proprio con il ricordo del cuore puro e schietto di una ragazza spensierata e innamorata del mondo, ancora ignaro delle molestie e delle violenze che avrebbe invece subito in seguito, e culmini con l’episodio dell’incontro col mostro di Firenze – anche questo, sì, un rischio vero corso dall’autrice – chiaro riferimento all’innocenza e alla bellezza brutalizzate dal male.

Gianluca Massimini

su Lankenauta

PER IL TESTO COMPLETO
https://www.lankenauta.it/?p=22926



La molestia sessuale, tema/filo conduttore del libro, se nella vita reale è pesante, inquietante, e spesso assume i connotati di una vera e propria piaga sociale, in questi racconti appare qualcosa di leggero, quasi messo lì per caso, en passant. Attenzione però: lontana da ogni superficialità, quella della San Guedoro è piuttosto invece  una denuncia. Una denuncia dotata di quella impalpabilità ironica, di quella leggerezza tipica della scrittrice, riscontrabile in altre sue opere, non per questo meno vera e incisiva. Anzi. Il sorriso provocato dalla lettura è un sorriso amaro per chi sa di stare leggendo profonde verità.

La vita mi pareva più che mai un sogno, un sogno tessuto d'aria, un volteggiare di apparizioni e sparizioni, un sogno fatto di colori che si spengono. (Dolce Stil Novo III)
 
Il piccolo stralcio rende l'idea di quanto il filo della memoria percorra tutto il libro. E a questo punto mi sembra necessario un chiarimento: "Dolce Stil Novo" è il titolo di ben tre racconti presenti nella raccolta, numerati progressivamente I, II e III. Titolo indicativo di un altro dei temi trattati. Anche se separare un tema dall'altro è improprio, in quanto l'abilità dell'autrice consiste nel far interagire e fondere i temi. Sono tre racconti che si staccano dal Leitmotiv delle molestie sessuali, in quanto narrano, fra memorie rivissute con una forma di scrittura vicinissima alla prosa poetica, uno "Stil Novo" nell'approccio uomo-donna: non più gesti o parole più o meno pesanti, ma dolcezza e delicatezza del tutto insperate e inaspettate. Un "Dolce Stil Novo" di stupore per la stessa autrice che, a sua volta, raccontando e affabulando, incanta il lettore, trascinandolo e trasportandolo nelle sue divagazioni, mai messe lì a caso e sempre portatrici di messaggi intrinseci, spunti di riflessione e confronto fra passato e presente, fra ciò che è stato e ciò che è.

Significativo il racconto che chiude questo ciclo, a cominciare dal titolo: "Fine del Dolce Stil Novo". Lodovica San Guedoro getta uno sguardo su un futuro, incarnato da un ragazzino che, pur "nell'innocenza" degli anni, è emblema di un atteggiamento atavico, ereditato in quanto "maschio", cui è concesso interpellare volgarmente una sconosciuta.


Pina Sutera su Les Fleurs du Mal

PER IL TESTO COMPLETO:

https://lesfleursdumal2016.wordpress.com/2022/03/29/il-mostro-di-firenze-e-altri-racconti-di-lodovica-san-guedoro-felix-krull-a-cura-di-pina-sutera/


Il mostro di Firenze e altri racconti non può essere definito un libro, ma un’esperienza. Per chi ha già letto e apprezzato l’autrice,  sarà solamente il rinnovellamento del proprio amore nei suoi confronti. Ma se invece, come me, non vi eravate mai approcciati alla sua scrittura, tenetevi forte, perché il viaggio nella sua mente è una vera e propria immersione in lei e in sé stessi. Ritornare alla propria realtà dopo aver voyeuristicamente spiato la vita dell’autrice è quasi doloroso, perché si entra così tanto in sintonia con la scrittura e le sue memorie che sembrerà di lasciare indietro qualcuno di caro, e di non poter più ascoltare le sue storie di vita respirata a pieni polmoni. Vorrei leggere questo libro all’infinito. Mi è sembrato di andar a prendere un caffè al bar con un’amica, sentire il racconto delle sue esperienze, e nei momenti delle violenze ho sentito il bisogno di prenderle la mano e dirle “ti capisco, ci sono passata”. Questi ventisette racconti ti rimangono nel cuore perché anche il lettore li ha vissuti, in altri contesti storici, sociali, in panni diversi, ma il passato di San Guedoro è il passato, il presente e il futuro di ogni persona che incontra questi esseri senza rispetto. Consiglio questo libro con tutto il cuore, sono convinta che dovrebbe essere letto nelle scuole, apprezzato, amato, discusso. Un libro che descrive così precisamente la banalità delle molestie e della crescita di una donna dovrebbe essere argomento di discussione perenne.

Bianca Sofia

PER IL TESTO COMPLETO:

https://libri.icrewplay.com/recensione-il-mostro-di-firenze-e-altri-racconti-di-lodovica-san-guedoro/

 
Nella sua collezione di racconti, l’autrice riporta esperienze personali della sua giovinezza trascorsa in una moltitudine di luoghi che nell’insieme hanno forgiato il suo spirito libero e acuito la sua sensibilità.
La narrazione avviene attraverso uno stile realistico ed appassionato, capace di coinvolgere il lettore emotivamente e sensorialmente, trasformando esperienze personali in universali.

Un commento di Maria Luisa Sillitti

 

Linguaggio ricercato, sintassi complessa, significato profondo e molteplice. Non una semplice accusa verso un mondo che non va, non funziona, ma una culla di ricordi, riflessioni, sentimenti che, in tutto ciò che ha a che fare con l’autobiografico, inevitabilmente emerge.

Nonostante la ricercatezza che contraddistingue tutti i racconti, l’autrice non si distacca dal lettore, anzi. A lui si rivolge spesso, portandolo seco in questo viaggio nella memoria che fa sorridere, intenerire ma anche indisporre. Questa dualità è presente in ogni racconto.

Tra le righe, attraverso la sua esperienza, raccontata anche con un pizzico di ironia, lancia un forte messaggio alle donne. Non sottostare a comportamenti fisici o verbali che possano oltraggiare la propria dignità. Raccontando momenti di vita quotidiana, Lodovica San Guedoro fa sì che ogni ragazza si immedesimi in lei.

 

Abbiamo già imparato a conoscere Lodovica San Guedoro attraverso la recensione del suo singolare giallo Incitazione a delinquere, e ciò ci ha permesso di farci un’idea ben precisa del suo talento e del suo particolarissimo stile. Oltre alle opere citate, l’autrice ha scritto anche Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé..., candidato al Premio Strega 2017.

Il mostro di Firenze e altri racconti, uscito nel 2022 per Felix Krull Editore, riconferma bravura e originalità dell’autrice: segnalato da Franco Cardini, è stato anch’esso candidato in prima battuta al Premio Strega, ovviamente per il 2022.

Anastasia su Hermes Magazine

PER IL TESTO COMPLETO:

https://hermesmagazine.it/article/books/il-mostro-di-firenze-e-altri-racconti-san-guedoro-conferma-il-suo-talento

 

S'io fossi foco

UN COMMENTO DI ETTORE FOBO
 

Ho avuto modo di leggere “S’io fossi foco”. Intensa satira del mondo contemporaneo, esilarante resoconto della follia scientista, lucido attacco al mondo dei media con le sue derive pornografiche e altro ancora. Romanzo anomalo perché, consciamente o inconsciamente, imbevuto di patafisica e surrealismo.

 

Per chi non ama le fake news, da qualunque fonte provengano, e per chi non ama i polveroni e le orge tribali, “S’io fossi foco” è proprio la lettura che ci vuole. Per chi ama un pensiero limpido e coerente allo stesso modo di un’azione conseguente, per chi detesta la sopraffazione e l’odio travestiti da amore per il prossimo, non c’è libro migliore. Chi non sopporta la degradazione che l’uomo infligge all’altro uomo, chi tace, ma molte cose porta dentro di sé, chi ha sempre preferito giudicare e decidere con la propria testa e non vuole rinunciarvi proprio adesso, chi aborrisce la menzogna, la malafede e la frode, dovrebbe leggere assolutamente questo libro. Chi non può e non vuole vivere nell’ansia e nel terrore, chi sa che le guerre, di qualsiasi tipo siano, sono atroci, chi sa che il dispotismo di un genitore distrugge una famiglia e quello di uno Stato devasta una nazione, chi sa che non ci saranno atti di contrizione che potranno riportare in vita uomini e donne uccisi, far rinascere esistenze distrutte, far riapparire le strade e le case di una città rasa al suolo, chi è  consapevole che i suicidi non torneranno mai più, chi ha istintivo orrore della tirannide, chi ama la poesia e la musica, perché ci mostrano quanto possa essere bello e degno l’uomo quando è finalmente uomo, e non legge questo libro, lo fa a suo proprio danno, perché si priva di un grande conforto. L.S.G.

Un'intervista spregiudicata, corroborante e di respiro insolitamente vasto su alcuni temi di fondo della nostra civiltà: passerà alla Storia.

Innanzitutto, cara Lodovica, da dove nasce questo romanzo e come mai la scelta di parafrasare nel titolo il celebre sonetto di Cecco Angiolieri?

Affinché fosse espresso esattamente, nel modo più pregnante e fulmineo, complice l’immagine del mondo in fiamme, quello che volevo esprimere: che la terra meriterebbe di essere bruciata. “S’io fossi foco” è nato da un profondissimo bisogno di liberazione, un bisogno che la “Pandemia”, scoppiata quando ero a metà dell’opera, ha poi fatto schizzare alle stelle.

Gianluca Massimini

PER IL TESTO COMPLETO:

https://www.lankenauta.it/?p=22652

 

Un'intervista coi fiocchi! Vi chiedete perché non sia uscita sul Corriere della sera o su  Repubblica o sull'Espresso?  Anche noi ce lo chiediamo...

Chi è e cosa fa, oltre a scrivere, Lodovica San Guedoro?

Chi sono? La risposta a questa domanda non può averla da me, si trova nei miei libri, che sono numerosi, si trova in Requiem di Arlecchino, ne L’ultima estate di Teresa Tellez, ne Gli avventurosi Simplicissimi come in Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé… e Amor che torni…, si trova ne Le memorie di una gatta e anche in S’io fossi foco.

Oltre a scrivere, cosa faccio? Vorrei poter rispondere: scrivo! O almeno: giro i pollici! Ma sarebbe menzogna… Quella che, nel 2006, è nata sui tetti di Neuhausen, leggiadro quartiere liberty di Monaco, ed è stata battezzata col nome dell’eroe dell’ultimo romanzo di Thomas Mann, quella che nel panorama contemporaneo è più che una casa editrice, è un atto di accusa alle case editrici, la conduco infatti io insieme allo scrittore tedesco Johann Lerchenwald, da sempre mio amico, consigliere, compagno di avventura e Musa.

Capirà che non è lavoro da poco essere grafici, impaginatori, correttori di bozze, curatori, prefatori, ufficio stampa e pubblicizzatori, non ultimo attraverso circa sessanta video di letture, fuse con immagini e musiche… E occuparsi, come se non bastasse, della promozione delle nostre opere, farle concorrere al Premio Strega (cosa avvenuta, tra il 2016 e il 2020, cinque volte di seguito), quando lo sforzo creativo sarebbe di per sé più che sufficiente a impegnare tutte le energie morali e fisiche. In margine non va dimenticato che ci occupiamo anche di tradurre in italiano o tedesco alcuni dei nostri libri usciti in lingua originale. Felix Krull è un editore bilingue!

Pina Sutera

PER IL TESTO COMPLETO:

https://libri.icrewplay.com/sio-fossi-foco-intervista-allautrice/

 

Come amiche separate dalla nascita e incontratesi per caso, lungo una strada buia.

Con la San Guedoro è stato amore a prima vista.

O riconoscimento a prima vista.

Un’amica lontana e mai dimenticata, una passione scaturita da un certo modo di fare letteratura e che, diciamocelo, è quello che da bambina mi ha sedotto e fatto innamorare.

E non è facile, credetemi, elencarvi i motivi per convincervi che questa pazza signora è la lettura giusta per tutti coloro che un po’ si sono stufati di certi schemi rigidi, che ci propinano come letteratura fatta bene.

La San Guedero è una ventata di freschezza in questo stantio grigiore.

La San Guedoro è la voce fuori campo, l’Erinni che si scatena senza compassione e senza trovare alibi su un mondo che stiamo perdendo. Un mondo che scivola via allontanandosi dalla bellezza, dal buon gusto e dalla creatività.

Un mondo che addita l’immaginazione, e la rottura di schemi oramai vetusti, come il peggior crimine che si possa commettere.

Quell’arte nata nel seno di Prometeo, reo di rubare il fuoco a divinità intoccabili.

Ecco Lodovica lo fa.

Ruba il fuoco fregandosene di regole e dei lettori assuefatti alla banalità.

E ci regala un libro assurdo eppure molto coerente.

Un libro in cui il suo sarcasmo non si ferma e ci accusa, deride, irride e mette di fronte alla decadenza che Noi abbiamo voluto, celebrato e mantenuto.

La follia allora non è dell’artista che crea parole come fiamme.

Ma di quel mondo che si nega al fuoco purificatore.

Al fuoco che dovrebbe bruciare le nostre marce abitudini.

Un fuoco necessario per illuminare le ombre del bosco e ridonarci le vesti di Vasillissa, la Dea liberata dal gioco delle consuetudini, dalla routine delle abitudini, per abbracciare la natura selvaggia e incomprensibile della Baba Yaga.

La San Guedoro non fa sconti.

E in questo mondo politicamente corretto, in cui si è attenti alla forma e mai alla sostanza, ecco che sul podio del colpevole saliamo noi, immagini sfiorite del femminino sacro.

Noi, che invece di proseguire per la STRADA della libertà, ci adagiamo e ci vantiamo di essere immagini perfette di un maschile che ci rende sì tutte fate e poco streghe, ma che nel farlo ci ingabbia.
E noi ci pavoneggiamo davanti allo specchio, fingiamo di non vedere le catene ai polsi che tintinnano, rendendoci più simili a laceri fantasmi che a eleganti e fiere Morrigan.

Noi, che siamo sempre meno lupe e più statuine, ballerine costrette da un malefico carillon a ballare per la gioia di chi ci osserva, dobbiamo prendere le sue parole, feroci come lame, e lasciare che esse ci feriscano.

E che il sangue grondi sui sogni perduti e formi di nuovo la parola libertà.

Grazie, Lodovica.

Alessandra Micheli/Les fleurs du mal

PER IL TESTO COMPLETO:

https://lesfleursdumal2016.wordpress.com/2021/09/28/sio-fossi-foco-di-lodovica-san-guedoro-felix-krull-editore-a-cura-di-alessandra-micheli/

 

Dalla Francia

Insolite: un éditeur italo-allemand publie un livre féministe en français et italien

«Ce livre porte un combat contre la morale de l’époque, une attaque frontale, radicale contre la pornographie, contre la marchandisation du corps féminin et toutes les dégradations liées», nous indique l’auteure. Mais elle y constate également la manipulation galopante des esprits — tant féminins que masculins — devenue «clef de voûte de toute l’immoralité, le mensonge, la tristesse et l’oppression qui caractérisent notre époque». 

Or, dans l’ouvrage, une grande partie du texte est écrit en italien, entrecoupé de multiples épisodes épistolaires... en français.

Une partie en français substantielle, qui est constituée de la correspondance entre la narratrice et l’un de ses cousins à Paris. «C’est une seconde mélodie, contraire, et parfois imbriquée dans la première, qui a pour fonction de changer de pays, d’heure et d’atmosphère, et qui apporte également de l’oxygène au lecteur», nous indique la romancière. De fait, la rédaction s’est opérée durant la période de pandémie et donne aux cousins l’occasion d’une narration pour s’aérer et ne pas périr, suffocants, dans les contextes de confinement, lui en France, elle en Allemagne.

«Les lettres ont ainsi valeur de témoignage sincère de ce que l'on pouvait ressentir, penser et souffrir en privé à l'époque du Coronavirus», reprend Lodovica San Guedoro. Mais surtout, elles sont authentiques, véritablement échangées entre l’une et l’autre, et considérant «l’esprit, la finesse et l’intelligence français», l’auteure a choisi de ne pas les traduire en italien. «Il ne faut pas oublier que le français était, autrefois, la langue universelle d’une Europe cultivée.»

Nicolas Gary

PER IL TESTO COMPLETO:

https://actualitte.com/article/102203/international/insolite-un-editeur-italo-allemand-publie-un-livre-feministe-en-francais-et-italien

 

S’io fossi foco, spiega la San Guedoro, è un combattimento con la morale del Tempo, un attacco frontale e radicale alla pornografia, alla mercificazione del corpo femminile in tutte le sue gradazioni e manifestazioni, come pure alla dilagante manipolazione dei cervelli  femminili (e maschili),  viste come chiave di volta di tutta l’immoralità, la falsità, la tristezza e l’oppressione che caratterizzano la nostra epoca. Una particolarità di rilievo: il testo italiano è intervallato da molteplici episodi epistolari… in francese.

La sostanziosa  parte francese, costituita dallo scambio epistolare tra l’io narrante e un suo cugino parigino, è una seconda melodia contrapposta e talvolta intrecciantesi con la prima, che ha la funzione di un cambiamento di paese, di tempo e di atmosfera e dà ossigeno anche al lettore. L’opera infatti è stata scritta per lo più  durante il duro tempo della pandemia e i due cugini rischierebbero di soffocare, lui in Francia e lei in Germania, dove vive, se non si sfogassero e consolassero a vicenda.

Afferma Lodovica San Guedoro:

Le lettere hanno dunque il valore di una testimonianza sincera di quello che si poteva sentire, pensare e soffrire in privato ai tempi del Corona. Poiché quelle scritte da mio cugino sono espressione dello spirito, dell’acutezza e dell’intelligenza francesi, ho  deciso di non tradurre il carteggio in italiano. Va ricordato che una volta il francese era la lingua universale dell’Europa colta.

ilPlurale

PER IL TESTO COMPLETO:

https://www.ilplurale.it/un-editore-italo-tedesco-pubblica-un-libro-femminista-in-francese-e-italiano/

 

In S’io fossi foco, mutuando non a caso il titolo dal famoso sonetto di Cecco Angiolieri,  poeta senese che si colloca a cavallo tra il Duecento e il Trecento, Lodovica San Guedoro si pone in una posizione di denuncia rispetto al contesto sociale nel suo insieme e in particolare punta i dardi delle sue frecce infuocate contro l’universo femminile, lo fa con la stessa veemenza che Cecco Angiolieri ha usato nel suo sonetto ottocento anni fa, ovviamente con altri temi: denunciando quelle donne che, invece di aspirare a liberarsi e con sé stesse a liberare l’umanità, oscenamente si compiacciono di perpetuare e portare all’esasperazione le caratteristiche e i comportamenti che un tempo furono loro imposti dalla perversione maschile. 

La denuncia dello stereotipo femminile è costruita ed orchestrata all’interno di una storia inventata e molto fantasiosa. Nel contesto di S’io fossi foco, Lodovica San Guedoro inventa, infatti, una protagonista che non appartiene al mondo degli umani ma che degli umani, meglio delle umane, ha tutte le caratteristiche e i comportamenti. Gennarina è un piccione femmina che, umanizzata, incarna lo stereotipo femminile contro il quale l’autrice, con sagacia ed ironia, lancia il fuoco delle sue parole. Sagacia, ironia, sarcasmo e sottigliezza stilistica sono caratteristiche molto presenti in tutto il contesto del romanzo che si può definire, senza dubbio, allegorico.

Pina Sutera

PER IL TESTO COMPLETO:

https://libri.icrewplay.com/sio-fossi-foco-di-lodovica-san-guedoro/

 

 Titolo molto bello per questo libro di Lodovica San Guedoro. Riferimento colto che rappresenta l’ingresso in questo romanzo enigmatico e sui generis, edito nel maggio 2021 da Felix Krull Editore, dove la sua autrice, fra parodia, realismo grottesco, fantasie, delirio, favola, inventa una strada inedita, dove con linguaggio sciolto talvolta volutamente opaco, aspro, altre volte radicalmente immaginifico, viene scritto un vorticare onirico, ironico e talvolta persino sinistro, sicuramente beffardo, di situazioni fra il gioco e l’assurdo. […]

[…] Più si avanza nella lettura, più si rafforza una convinzione: il romanzo è una satira del mondo contemporaneo, in cui l’invivibilità della vita si manifesta in un’eterna connessione e nel dominio spettacolare della pornografia. Satira, da qui il moralismo (gli autori satirici sono sempre moralisti). “S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo”: aggiungiamo il seguito e il gioco di Lodovica San Guedoro è fatto. Ma il cuore di questo romanzo atipico senza un reale centro è altrove. Uno dei suoi molti cuori perlomeno. Per esempio nel tremendo “J’accuse” contro la scienza, nuovo “oppio dei popoli”, e certi scienziati, aggrediti verbalmente dal personaggio del Professore, voce fuori dal coro di una scienza incapace di accostare con discrezione (moralmente) il mistero dell’universo. […]

[…] Le operazioni compiute attraverso questo romanzo sono difficili, intelligenti, complesse e ci mettono in discussione sottilmente aldilà dell’abito del libro comico e satirico che appunto è solo un abito. Si tratta di una letteratura morale di grande intensità […]

Ettore Fobo

PER IL TESTO COMPLETO:

https://www.lankenauta.it/?p=22093

 

Con l’affascinante scrittura che i suoi lettori conoscono, ricca di riferimenti, chiavi di lettura e d’interpretazione, ampia e varia, impossibile da costringersi in un genere o in un qualche asfittico confine, Lodovica San Guedoro si scaglia con un infiammato e torrenziale pamphlet contro un mondo che ...

Gabriele Ottaviani

PER IL TESTO COMPLETO:

https://convenzionali.wordpress.com/2021/05/26/sio-fossi-foco/

 

Commento di Christian D. alla videolettura dell'autrice:

Tu es vraiment une sacrée tragédienne... Quelle dramaturgie dans cette vidéo impressionnante et mystérieuse...

Il video:

https://www.youtube.com/watch?v=Oz2XRY81ynw

 

La fiaba rinata

Fiorelluccia, in realtà, ha molto più di mefistofelico che di umano. La tradiscono i silenzi e gli sguardi famelici, le reazioni incontrollate, l’istinto primordiale di nascondersi ad un mondo che non sente suo.

Lodovica San Guedoro racconta la sua favola con un linguaggio fortemente poetico, riporta alla luce culture e tradizioni di una terra appassionata fatta di sacrifici e onore. La scelta coraggiosa di usare i dialoghi originali in dialetto siciliano, a mio avviso, di una tenerezza interiore profonda, invita ad approfondire e “studiare” in qualche modo una cultura diversa ma non per questo meno preziosa.

Donatella De Filippo su icrewplay

PER IL TESTO COMPLETO:

Il giallo letterario riscoperto

In queste pagine godibili, perfette e raffinate, si cela il significato che lo affilia al romanzo sociale per eccellenza… Pensate al titolo. "Incitazione a delinquere". Sembra quasi che esista qualcosa in questo mondo cosi frenetico, così impegnato a ricercare il lato godurioso senza attenzione a responsabilità, che ci spinge a precipitare in ogni vizio possibile e immaginabile, perfettamente rappresentato dai protagonisti della terrificante famiglia Rubinacci: ingordigia, corruzione, vanità, ignavia, ira, accidia. E così l’omicidio non è altro che la metafora precisa di quei pochi, eletti o forse perduti illusi che decidono di non cedere al nuovo che avanza e che divora la tendenza stoica di chi crede nella meraviglia armonica della vita, nella semplicità del quotidiano, nel valore del lavoro e, perché no, del sacrificio che comporta credere ancora nei sogni. E così la famiglia Rubinacci, simbolo della banalità per eccellenza, non solo quella del denaro ma anche quella del potere che chiede sempre più vittime, che rende carnefici privati dell’anima, deve poter essere sconfitta. E in questa parodia del mondo, dell’umanità ingrigita, l’ironia affilata, crudele, decisa a fissare in volto la verità, ci mostra esempi di vita affatto virtuosa, ma rumorosa, volgare, ultramoderna, disordinata soprattutto moralmente, che difficilmente riscuoteranno nel lettore quel sentimento di empatia che si nutre per la vittima. Come si può odiare chi decide di difendere la paradisiaca vita di un quartiere completamente fuori dal tempo?

Alessandra Micheli su LES FLEURS DU MAL

PER IL TESTO COMPLETO:

https://lesfleursdumal2016.wordpress.com/2021/08/31/incitazione-a-delinquere-di-lodovica-san-guedoro-felix-krull-editore-a-cura-di-alessandra-micheli/

 

 

Amore è stufo/L'ingannatore di Siviglia

Recensione su SIPARIO
 storica rivista di Teatro
di Stefano Duranti

 

Le inenarrabili tribolazioni della Poesia in tempi di barbarie

Recensione di Gianluca Massimini

Recensione di Pina Sutera su icrewplay

https://libri.icrewplay.com/lodovica-san-guedoro-e-le-sue-tribolazioni/

 

REQUIEM DI ARLECCHINO

il primo romanzo  di Lodovica San Guedoro pubblicato da Felix Krull Editore,

ripresentato nella sua immutata vitalità (e bruciante attualità) da G. Massimini in una recensione del 13.07.2020

https://www.lankenauta.it/?p=19979

 

AGONIA

Lo strano incidente che capitò a Giulia Berri-Orff in quel tempo lontano

 

Da una recensione di Maria Teresa Iudica su sololibri

Ma quanto più la realtà si fa avversa, tanto più Giulia si piega ad attingere dal pozzo inesauribile del sogno e della visione le forze di una non comune tenacia. Resilienza che la accomuna alle creature dei miti, fortunosamente sottrattesi alla violenza di un dio, seppure sempre desiderose di un miracoloso incontro. Dalla splendida madre-sirena ha ereditato la spericolata agilità che la salva e un compito: non lasciare che si spezzi il filo, benché drammaticamente teso, della memoria.

PER LA RECENSIONE COMPLETA
https://www.sololibri.net/Agonia-San-Guedoro.html

PER LA RECENSIONE ORIGINALE
M. T. Iudica -AGONIA

In una splendida recensione Gianluca Massimini rende giustizia a una grande scrittrice europea

LANKENAUTA 15.04.2020
 

Recensione di Gabriele Ottaviani

 

Amor che torni ...
 

Presentazione

https://ilmondoincantatodeilibri.altervista.org/category/presentazione-libro/
 

"Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé ..."  e "Amor che torni ..." : due romanzi, un solo romanzo, più di mille pagine sempre librate alla stessa sublime altezza di sentimento, senza cadute di tono, senza smagliature, senza calo della tensione; una profonda  immersione nella bellezza della lingua italiana,
un miracolo compiutosi oggi.

Johann Lerchenwald

"Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé..." (2017)
e "Amor che torni..." (2019)

 

Censurati, ignorati e affondati dal Premio Strega  e dai collusi giornalisti, questi due romanzi hanno invece suscitato in rete un'onda spontanea di amore, affetto, entusiasmo e gratitudine. L'ultima che ha riconosciuto nel modo più sincero ed esemplare il loro non comune valore e il loro incanto è stata Alessandra Micheli, che ne ha così scritto nel novembre 2021 su Les Fleurs du mal:


 
Questa recensione è la più difficile della mia carriera di blogger.
È di “Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé…” e “di Amor che torni…”, insieme un romanzo sentimentale autobiografico di circa mille pagine, opera di un’autrice che in poco tempo è divenuta la mia preferita.
La San Guedoro, che ho conosciuto per la sua penna irriverente, sarcastica e anche, permettetemelo, deliziosamente crudele.
Libri che raccontano in profondità e nella loro interezza questo strano essere chiamato uomo e le sue aberrazioni.
E ho iniziato ad amarla anche per quel suo piglio intellettuale, mai stanco di lotta, mai stanco di gridare la sua indignazione al mondo, per svegliarlo dal suo nefasto torpore.

Ebbene, trovarmi di fronte a “Pastor” e “Amor” mi ha confermato l’onore di essere di fronte a un’anima così composita, dura e al tempo stesso delicata, da affrontare con uno stile elegante, colto ma mai noioso, uno dei temi che più aborrisco: l’amore.
E lo aborrisco non perché sia una crudele arpia priva di cuore.
Ma perché mi chiedo come si possa raccontare, l’amore, tradurre in parole, senza privarlo della sua magia.
 
Ed ecco invece che in questi due testi, elaborati e al tempo stesso immediati, la magia e la leggerezza calviniana si fanno strada, per poi esondare in una difficile complessità.
 
L’amore è illusione e al tempo stesso contatto con una realtà profonda, inconsapevole, aliena alla vita conscia. Un’illusione che permette all’anima di volare, che la libera dalle pastoie della finitezza umana e la fa emergere in tutta la sua abbacinante bellezza. Un Sacro Graal: un nuovo nome, una nuova anima, una nuova identità per gli iniziati.
 
Ecco, in questi due libri è raccontata la magia dell’amore, ma anche molto altro.
È  raccontato il difficile percorso di un giovane uomo che deve diventare persona e di una donna che veglia su questo processo…
E lui lo diventa soltanto alla fine, quando torna improvvisamente da lei, che non l’attendeva più…
 
Sono raccontati la tremenda forza d’animo, il coraggio e il supplizio di un carattere che persegue attivamente le sue mete, che non si piega, che non cede, non si rassegna, ma che, con eroica fedeltà alla propria natura, trasfigura e salva continuamente l’amore dalla distruzione cui lui, per debolezza, sembra volerlo condannare. E, insieme all’amore, la vita.
 
A tutte le sognatrici che prenderanno in mano questi due libri non verranno regalati cliché…
Bensì sentimenti, dolore e gioia esaltanti perché veri, azione appassionante nel senso meno comune, intense istantanee di un incontro che non sarà mai solo fisico, ma soprattutto emozionale e spirituale fino al mistico.

Con uno stile indimenticabile, commovente, meraviglioso, ecco a voi la più bella storia mai letta.


Mai scritta.

E perciò… eterna.

Grazie come sempre, Lodovica!


 

PER IL TESTO COMPLETO:

https://www.gianlucamassimini.it/2021/11/18/pastor-che-a-notte-ombrosa-nel-bosco-si-perde-e-amor-che-torni-di-lodovica-san-guedoro/

 

Commento di Salvator Nino

Ecco una lunga e complessa storia sentimentale scaturita dalla penna sempre ispirata della scrittrice Lodovica San Guedoro. Il racconto fluisce impetuoso, al tempo stesso pieno di giovanile tensione e di armoniosa maturità, di ingenuità e delicata malizia. È una ventata di puro romanticismo in un’epoca priva di vera poesia, finanche una tempesta di sentimenti che sembrano provenire da tempi lontani e misteriosi, ma attualizzati nel dolce fragore di una pioggia battente che ci inonda e ci gratifica.

 

Piergiorgio Paterlini su Robinson/Repubblica del 04.04.2020

 

Lodovica San Guedoro proposta per il Premio Strega 2020 da Paolo Ruffilli con la seguente motivazione:

Segnalo per la partecipazione al Premio Strega 2020 il nuovo romanzo di Lodovica San Guedoro,  “Amor che torni ... Un'educazione sentimentale“ (Felix Krull Editore), per la qualità della scrittura, con uno stile personalissimo e un linguaggio vivido di grande forza espressiva, e per la resa narrativa della materia amorosa che lo caratterizzano. Le vicende di un amore, con due amanti che si cercano e che si sfuggono, sono la continuazione di un precedente romanzo,  “Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé ...” e lo sviluppo delle nuove pagine rappresenta il percorso sinuoso tra slanci e ricadute; un percorso insieme di elevata intonazione e di perdizione e di deriva, per mezzo di una vera e propria sinfonia di vasto respiro. L’indicazione che viene dalle pagine tra incanto e rapimento di questo romanzo, in relazione alla questione del senso e del valore dell’amore che non cessa di essere angelico mentre diventa crudele, sta nel riconoscimento dell’incontro misterioso tra finito e infinito, tra tempo ed eterno.
 

Da “Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé…” ad “Amor che torni…”: un’unica storia scritta con infinita dolcezza mista ad intensi sentimenti da Lodovica San Guedoro.
Giovanna Giraudi

L'autrice continua il resoconto preciso nei giorni, nelle ore e nei minuti di questa passione sconvolgente per Kasim, lo fa con la solita scrittura attenta, precisa, poetica e aulica. Anche questa volta trascina il lettore nella lettura di questa storia d'amore terrena e potente, e riesce a tramutare i gesti più insignificanti in momenti poetici che si coniugano con questo amore come un continuo presagio.
Ancora una volta, la quarta per la precisione, un suo romanzo è candidato al Premio Strega.
Maria Lucia Ferlisi
 

Presentazione:

https://lapresenzadierato.com/2019/10/13/lodovica-san-guedoro-amor-che-torni-felix-krull-editore-2019/

Recensioni:

Chiara Genovese/periodicodaily

Giovanna Giraudi/sololibri

 

 

Lodovica San Guedoro candidata per la terza volta al Premio Strega

con

"Le memorie di una gatta"

Scheda di presentazione di Pietro Gibellini

 

Intervista di Elisabetta Riboldi su Cisiamo

 

Recensioni

Corriere della Sera

5 luglio 2019

di Carlo Baroni

Attraversare città e campagna con una grazia felina

 

di Chiara Genovese

https://www.periodicodaily.com/le-memorie-di-una-gatta-recensione-del-libro-di-lodovica-san-guedoro/

 

di Francesca Savino

"Memorie di una gatta" recensito da una felina

 

di Cinzia Baldini

Struggente il capitolo di Pio, l’adorato fratellino peloso, compagno di mille avventure, che ingenuo e fiducioso nei confronti degli esseri umani salirà precocemente sul Ponte dell’Arcobaleno per la mano assassina di alcuni cacciatori: “quell'orribile genìa si comporta spesso così con i gatti, nei quali vede solo rivali che le sottraggono gli uccelli”.

PER LA RECENSIONE COMPLETA:

http://www.liberaillibro.com/le-memorie-di-una-gatta-lodovica-san-guedoro/

 

di Alessandra Di Maio

https://www.leggereacolori.com/letti-e-recensiti/recensione-di-le-memorie-di-una-gatta-di-lodovica-san-guedoro/

 

di Giovanna Giraudi

https://www.sololibri.net/Le-memorie-di-una-gatta-San-Guedoro.html

 

di Giorgio Linguaglossa

https://lombradelleparole.wordpress.com/2019/01/10/lodovica-san-guedoro-le-memorie-di-una-gatta-romanzo-felix-krull-editore-2018-pp-288-e-17-56-con-una-nota-di-lettura-di-giorgio-linguaglossa/

 

di Stefano Duranti

“Le memorie di una gatta” raccontate da sé medesima

 

di Gabriele Ottaviani

https://convenzionali.wordpress.com/2018/11/01/le-memorie-di-una-gatta/

 

di Maria Lucia Ferlisi

https://marialuciaferlisi.blogspot.com/2018/11/le-memorie-di-una-gatta-di-lodovica-san.html

 

di Davide Dotto

https://www.gliscrittoridellaportaaccanto.com/2018/11/recensione-le-memorie-di-una-gatta-di-lodovica-san-guedoro.html

 

di Elide Apice

http://www.sannioteatrieculture.it/dettagliocomunicato.php?vIdComunicato=11654&vTorna=main.php

 

 

Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé ...
 

Un importante documento che non deve andare smarrito: le riflessioni di una giovane donna su un suo blog, che ora non esiste più…  

Pagine terapeutiche e vere, sofferte e luminose, ché la via del cuore, a ben vedere, abbisogna di un nuovo illuminismo… o di una nuova educazione.

“Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé…” è una testimonianza meticolosa, intima e potente di un sentimento d’amore finalmente vissuto in modo non convenzionale. L’Autrice dà voce ad una sensibilità, senza sesso e senza età, poco esplorata dalla letteratura, specialmente da quella contemporanea, che privilegia forme stereotipate di relazione amorosa: dinamiche più riconoscibili, certo, nelle quali è però sempre più arduo riconoscersi. Una sensibilità che io stessa, giovane lettrice e giovane donna, ho sempre avvertita e rinnegata, pur di corrispondere all’ideale di sensualità femminile che vedevo spopolare e al quale ho davvero creduto di dovermi adeguare. Questo libro ha rappresentato per me una sorta di rivoluzione, la liberazione da un peso, il dissolvimento del timore d’esser sola, estranea alla sessualità per com’essa ci è raccontata: una favola pornografica, peraltro poco incantevole. Non dev’essere stato facile, per l’Autrice, mettersi a nudo e parlare d’amore, in un mondo che d’amore non vuol sentir parlare. E la sua denuncia suona per questo ancora più grave. La sofferenza, qui, è come cenere: dice di un sentimento divorante e di aspettative tradite. Stordisce, avvolge il cuore come un sudario di polvere, ne ovatta l’eco di dolore. Ma quella sensibilità non può che rinascervi, moltiplicarsi nel petto di lettrici e lettori, e lacerare sempre di nuovo il velo dell’incomprensione.

Tra le altre cose, quando s'incontrò con l'autrice in un caffè di Monaco, disse che quel libro doveva essere fatto leggere a ragazze e ragazzi…

RECENSIONE DI CHIARA GENOVESE
 

Da una recensione di Maria Teresa Iudica:

A condurre il gioco è una donna che, sciolti i lacci grumosi di un’educazione borghese, da tempo sacrifica tutta se stessa all’ideale della bellezza e, per questo, sa opporre un infrangibile “no” alle ataviche e baldanzose certezze della cultura maschilista.

PER LA RECENSIONE COMPLETA:
M. T. Iudica - Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé ...

 

Maria T. su capitolozeroblog:

Non fatevi spaventare dalla mole di questo libro, la narrazione è molto scorrevole, nonostante lo stile erudito di Lodovica San Guedoro, ma, come ho già scritto, la sua capacità espressiva è così notevole e il suo tono così dolce e poetico che non potrete fare a meno della sua scrittura. Rimarrete incollati alle pagine dall'inizio alla fine e vi appassionerete alle vicende dei due protagonisti, magari vi immedesimerete e vi accorgerete che anche voi avete provato gli stessi loro sentimenti, compiuto le loro stesse azioni in una vostra storia d'amore.
Assolutamente vi consiglio quindi di leggere Pastor che a notte fonda si perdé..., approfittando magari della promozione su Amazon di cui vi parlavo ad inizio post.
 

PER LA RECENSIONE COMPLETA:
https://capitolozeroblog.blogspot.de/2017/09/pastor-che-notte-ombrosa-si-perde-di.html#more

Una segnalazione di Maria Lucia Ferlisi su lalettricedicartablog
https://marialuciaferlisi.blogspot.it/2017/09/ebook-gratuito.html

Da una recensione di Maria Lucia Ferlisi a Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé... :

“L'autrice in questo romanzo riesce a coniugare, con eleganza, il romanzo con la propria storia autobiografica, con toni delicati da sembrare in alcuni punti una favola. Viviseziona questo amore folle e selvaggio, arrivato all'improvviso, che le riempie la vita. Lo analizza, lo vive, lo sogna e infine lo ricorda. Lo stile è impeccabile, riesce a passare da forme stilistiche aristocratiche a forme più reali.”


PER LA RECENSIONE COMPLETA:
https://marialuciaferlisi.blogspot.it/2017/07/pastor-che-notte-ombrosa-nel-bosco-si.html

 

Convenzionali: „L’ultima estate di Teresa Tellez“, di Lodovica San Guedoro,
un romanzo alquanto scomodo per l’establishment culturale italiano
.
https://convenzionali.wordpress.com/2017/06/03/lultima-estate-di-teresa-tellez/
 

Interviste rilasciate da Lodovica San Guedoro in concomitanza con la partecipazione allo Strega e al Viareggio 2017 di “Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé…”

Intervista a Lodovica San Guedoro di Fioralba Phyllis Goldthal von Holenia
https://www.youtube.com/watch?v=HjxyceI3jus&t=1194s

https://convenzionali.wordpress.com/2017/04/12/strega-2017-intervista-a-lodovica-san-guedoro/

http://blog.graphe.it/2017/04/13/lodovica-san-guedoro-intervista-strega-2017

http://www.sololibri.net/Intervista-a-Lodovica-San-Guedoro-candidata-premio-strega.html

 http://sicilianinside.altervista.org/strega-2017-uninteressante-intervista-lodovica-san-guedoro/?doing_wp_cron=1493298184.6614708900451660156250

https://marialuciaferlisi.blogspot.de/2017/05/strega-2017-una-vivace-intervista.html

 

Dacia Maraini presenta allo Strega 2017
"Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé..." di Lodovica San Guedoro,

Maria Rosa Cutrufelli presenta allo Strega 2017
"Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé..." di Lodovica San Guedoro,

 

Recensioni

L’eleganza di Lodovica San Guedoro conquista (di nuovo) la giuria dello Strega
http://www.cultora.it/leleganza-lodovica-san-guedoro-conquista-la-giuria-dello-strega/

"Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé..." recensito da Giovanna Giraudi su sololibri.net
http://www.sololibri.net/Pastor-notte-ombrosa-bosco-San-Guedoro.html

"Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé..." recensito da Gabriele Ottaviani su Convenzionali
https://convenzionali.wordpress.com/2017/03/12/pastor-che-a-notte-ombrosa-nel-bosco-si-perde/

 

"L'allegro manicomio" di Lodovica San Guedoro,
presentazione allo Strega 2016 del giurato e critico letterario Cesare Milanese

"L'allegro manicomio" di Lodovica San Guedoro,
presentazione allo Strega 2016 della giurata Biancamaria Frabotta

 

INTERVISTA A
Lodovica San Guedoro: “Uomo, non scimpanzé”

Tre coppie e una località tirolese che traspare incantevole dalle pagine, una commedia umana aggraziata e piena di dettagli, finemente cesellata e ben caratterizzata. L’allegro manicomio di Lodovica San Guedoro, che rientra nella longlist del premio Strega di quest’anno, è senza ombra di dubbio un romanzo molto interessante. Perché sembra provenire direttamente da un tempo antico, da una dimensione altra, aprire uno spiraglio su un mondo che non c’è più, ma che eppure esiste, perché è dentro di noi, alla base di ciò che siamo, costruisce e costituisce lo scheletro dei nostri affetti, delle nostre personalità, delle dinamiche che fanno sì che noi uomini, animali sociali per definizione, interagiamo gli uni con gli altri, tra menzogne, scaramucce, segreti, verità, affetti, battibecchi e tutti gli altri sapori della vita.

Gabriele Ottaviani, 9 aprile 2016, Convenzionali

Esilarante. D’Argolo e Ginevra trasgressive le avventure, di Lodovica San Guedoro, per Felix Krull candidata quest’anno allo Strega con L’allegro manicomio, è un gioco d’artista delizioso che si legge con gaiezza e fluidità. Sono ragazzi, si amano, stanno insieme, sembrano Robert Redford e Jane Fonda in A piedi nudi nel parco. E poi la lingua, il ritmo, la metrica che utilizza la San Guedoro sono nei fatti una dichiarazione di poetica, di andare oltre le convenzioni che non può non conquistare l’attenzione. Da non lasciarsi sfuggire.
Gabriele Ottaviani, 9 aprile 2016, Convenzionali

“D’Argolo e Ginevra trasgressive le avventure”, pur affondando le sue radici nella tradizione, si presenta con rime e ritmi di rara e divertita novità. Ho difeso l’originalità dell’opera, ma i libri segnalati dalla giuria erano tanti e questo non ha permesso di raggiungere il numero sufficiente di voti. Se tutti gli editori fossero come Lei, anche la produzione sarebbe migliore. Ormai girano solo prodotti pre-confezionati come al supermercato e i libri originali sono sempre più rari.
Per questo sono lieta di averLa incontrata, seppure nell’etere. Concordo con Lei sui tempi scuri della nostra epoca, che usa parametri più adatti a un gregge. Resistere come fa Lei è dunque un valore che apprezzo molto. Spero che la Sua eroica campagna abbia successo.

Da e-mails di una giurata, dantista, del Premio Viareggio 2015

Intervista all'Editore
 

I Vespri, luglio 2015

Un romanzo originale o un poema fuori del comune?

Qualcuno se lo è chiesto, e tra questi, una giurata del Premio Viareggio (...)

Per la recensione completa
 

Leggere:tutti, giugno 2015

Un romanzo felicemente poetico

Il romanzo, in versi, di Lodovica San Guedoro, "D'Argolo e Ginevra trasgressive le avventure, è un'opera di poesia, ma di una poesia freschissima e divertentissima, che scivola in gola come un vino delizioso, tanto la sua lingua e le imprese dei suoi protagonisti sono ammalianti e trascinanti. Ambientato nei mitici anni '70 (...)
Per la recensione completa
 

La Repubblica 4.1.2015

Curioso libretto che arriva da Monaco di Baviera, l'editore, Felix Krull, lo ha proposto per la selezione dello Strega 2015. Già il packaging è intrigante: una copertina che sembra ingiallita dal tempo e, al centro, il ritratto di una anemica ragazzina inizio Novecento, con  lunghe trecce scure. E' lei la Fiorelluccia del titolo (...)
Per la recensione completa
 

Corriere della Sera 3.2.2015

Per la recensione completa


Leggere:tutti Febbraio 2015


Descritta come un essere prodigioso, simile a un coboldo, a un burattino maligno o a un chiuso e torvo feticcio, incapace di allegria e comunione coi suoi simili, la piccola protagonista di Fiorelluccia, una fiaba siciliana  si rivela all’analisi come una bimba dall’evidente sintomatologia bulimica. La grandezza della scrittura della San Guedoro si percepisce proprio nella perfetta commistione di immagini reali ed oniriche(...)
Per la recensione completa

Leggere:tutti Dicembre 2014

Per l'intervista a Lodovica San Guedoro, di Velia Viti

 

 

Una storia (L'ultima estate di Teresa Tellez) epica e intima insieme, sulla scia di Goethe e dei romanzi gotici. Ciò che colpisce, soprattutto nella prima parte, è la forza lirica della scrittura, sono i toni soffusi, intimi, le immagini radiose e sospese, l'atmosfera delle pagine che scorrono lievi, nell'affascinante incrociarsi di vita e di letteratura, di sentimeni e di passioni, Teresa che, come una divinità dei boschi, nuota "smemorandosi" nell'acqua del lago, che ama in modo incosciente.(...)
LEGGERETUTTI (Sergio Di Giacomo, Marzo 2014)

 

 

Andrea, Teresa, Giovanni. Tre scrittori. Tre artisti. Tre geni. Tre amici. Tre morti. Suicidi. Si sono avvelenati. Con delle erbe.

Convenzionali (Gabriele Ottaviani, Giugno 2017)

Per la recensione completa

https://convenzionali.wordpress.com/2017/06/03/lultima-estate-di-teresa-tellez/

 

 Talvolta, in viaggio, mi capita di scorgere un sorriso beato sul volto della persona che mi sta vicina, sprofondata nella lettura, e allora non riesco a trattenermi dall’allungare un furtivo, curioso sguardo sulla copertina. E’ così che ho scoperto L’ultima estate di Teresa Tellez. Mi ha profondamente commossa la delicatezza con cui più mani sollevano quell’impalpabile tessuto che è la vita di Teresa come per carpire il segreto della forza che tiene  insieme i fili tesi da un destino che impone l’estremo sacrificio in nome dell’amicizia e dell’amore assoluti. Chissà quanto di Lei,  Lodovica, è in tanta dolente femminilità! Nel confuso mare editoriale, dove si riversa copioso il veleno della volgarità, una penna capace di dosare con tanta scioltezza il filtro magico della scrittura è una perla rara. Nel  congedarmi, Le prometto che riporrò il Suo romanzo sulla piccola mensola che ospita i pochi libri che  rileggerò.

Dalla lettera di una lettrice, Maria Teresa Iudica

 

Lodovica San Guedoro torna in libreria con un nuovo romanzo: L'ultima estate di Teresa Tellez, Felix Krull Editore, che, come è nel costume della scrittrice di formazione mitteleuropea, richiama già dal titolo altre peregrinazioni letterarie e in questo caso l'estate di Klingsor, il mitico cantore dello Heinrich von Ofterdingen di Novalis, dipinta con toni autobiografici da Hermann Hesse (...) Romanzo di pregio e meditato. (...)
La Sicilia, P.Almirante (Dicembre 2013)
 

INTERVISTA A LODOVICA SAN GUEDORO

DI VELIA VITI

La natura umana è un unico diamante

Sono ormai passati diversi anni da quando ho avuto il piacere di incontrare la San Guedoro all’ombra di alberati viali romani. Da allora sempre più di rado la scrittrice italiana ha lasciato la sua abitazione di Monaco di Baviera. Anche questa intervista purtroppo avviene per via telefonica.

 Ha svelato di avere I dolori del giovane Werther fra le fonti di ispirazione de L’ultima estate di Teresa Tellez. Vorrei azzardare a dire di avervi trovato echi di un altro romanzo goethiano, Le affinità elettive. C'è dunque un legame particolare che la unisce a Goethe? Oltre al fatto che come lei fu autore sia di romanzi che di opere teatrali...

Lodovica San Guedoro: « E’ stata l’ultima rilettura de I dolori del giovane Werther a spronarmi consapevolmente alla creazione di un’eroina femminile che incarnasse la medesima problematica, trasferita nel presente: quella della disperazione e del suicidio provocati dalla rovina sentimentale e dalla delusione sociale. Mi sentivo satura delle necessarie esperienze e matura per poterlo fare: matura fino a scoppiare. Ne L’ultima estate di Teresa Tellez la delusione sociale coincide con la messa al bando dell’artista in una realtà interamente dominata dal principio economico, che ha abiurato alla forma più eletta di liberazione e di gioia, l’Arte, condannando l’artista a una tetra solitudine e se stessa a una macabra follia. Presente ho avuto anche il Jules e Jim  di Henri-Pierre Roché. Ma non mi sorprende affatto che Lei abbia trovato in questo mio romanzo echi de Le affinità elettive. L’ho troppo amata e troppo sentita, questa tarda, sublime opera goethiana, perché i suoi spiriti non passassero prima o poi per vie inconsce nel fluido della mia penna. Fin dagli esordi, sono stata legata a doppio filo all’amabile vate germanico: i dialoghi del signor Friedenthal e dell’investigatore privato, sostanza filosofica del giallo letterario, Incitazione a delinquere, mi sono stati decisamente ispirati dai colloqui di Goethe con Eckermann. Goethe è per me una fonte perenne di giovinezza e di saggezza, in cui mi sono sempre immersa e torno ad immergermi...
Persinsala.it (Gennaio 2014)

Per l'intervista completa

 

Intrecci da fiato sospeso nel nuovo romanzo di Lodovica San Guedoro, L'ultima estate di Teresa Tellez

(...) Sebbene, a differenza di quella wertheriana, l’atmosfera in cui sono immersi i tre protagonisti, nel loro rifugio alpino, sia luminosa e cristallina, al lettore è però lecito indovinare che tale serenità è l’atarassia nirvanica di chi ha sofferto crudelmente, ed è anche un ultimo sogno di luce e di gioia dettato dal desiderio, una trasgressione vitalistica celebrata prima che piombi il buio: un morire sognando. Andrea, Teresa e Giovanni sono sentiti come depositari di quell’istinto di libertà che, presente in ogni creatura umana al nascere, nella maggioranza degli adulti si configura alquanto smorzato o soffocato o addirittura spezzato. Il loro ultimo tempo ci è tramandato dal destinatario delle lettere di Giovanni, un restauratore fiorentino di dipinti antichi, il quale, dopo la morte dell’amico, s’incarica di raccoglierle in un volume e di integrarle con le testimonianze di alcune persone del luogo.  Ad altre lettere mai spedite di Giovanni, ritrovate dentro una cartellina viola, e al periodo viennese di Teresa, riportato in un quaderno sempre da Giovanni, è affidato infine il compito di far luce sulla tormentata e avventurosa storia di Teresa, la personalità chiave del libro e motore del dramma.(...)
I Vespri (Dicembre 2013)

- Leggendo i Suoi romanzi si respirano le peregrinazioni filosofiche e artistiche degli interpreti della grande Mitteleuropa.
«E' vero, in certi miei romanzi circola il romanticismo tedesco. Il mio incontro con la letteratura francese si colloca, tuttavia,
anteriormente rispetto a quello con la letteratura tedesca. Certi debiti spirituali possono non denunciarsi in superficie, ma perdurano in profondità o subiscono metamorfosi. In genere, però, il mio stile, che qualcuno ha paragonato al volo del colibrì, non è poi tanto germanico».

Da un'intervista di P. Almirante  su LA SICILIA (Dicembre 2013)

Non fa alcuna fatica Lodovica San Guedoro a remare controcorrente: con il suo quarto romanzo, Fedra e le mammine nei caffè, smonta duecento anni di purismo femminista, di conquiste sociali e di donne "che si realizzano soprattutto con il lavoro". In un libro di riflessioni e appunti diviso in due parti (da una parte c'è la tragica Fedra, dall'altra le eteree mammine) accompagna il lettore per mano in un percorso che dipinge la figura femminile da un'origine drammatica alla più assoluta fatuità. Le mammine nei caffè incarnano uno stereotipo femminile che si bea di occuparsi di cose intrinsecamente inutili: queste signore quasi tutte "belle", quasi tutte giovani e quasi tutte magre hanno come compagni fidati: il telefonino e il passeggino. Tutti e due hi-tec...
Il Tempo, Antonio Angeli (Aprile 2011)

(...) Risaltano (in Fedra e le mammine nei caffè) le caratterizzanti funzioni del mito. Quello classico, denso di conflittualità, culminante nell'esaltazione di una società fondamentalmente patriarcale, e quello contemporaneo, intriso dei continui eccessi di esteriorità che sconvolgono infine gli equilibri conferendo alla donna ruoli alternati di dominio  e sottomissione, protagonismo e insensato sfruttamento.  (...) Le riserve dell'autrice sugli eccessi della modernità possono configurarsi come riflessioni costanti sull'eterno femminino, visto e considerato senza la barriera opprimente della comprensione a ogni costo e della giustificazione a tutto spiano. (...) Le mammine nei caffè diventano dunque il simbolo degli eccessi tipici delle società occidentali, in cui le tendenze a seguire i rituali coincidono infine con l'imposizione di  veri e propri stili di vita, impossibili da accantonare o ignorare. (...) La descrizione degli atteggiamenti tratta da scene di vita quotidiana intensamente e minuziosamente osservata oscilla così tra intelligente comicità e sottile misoginia, filtrate entrambe da una consumata esperienza ed espressività letteraria, che tutto sospende in un superiore equilibrio di rimandi e sottintese citazioni. Infine si tratta di un'opera tra classica e moderna, che riporta all'attenzione dei lettori e della critica un'autrice del tutto originale, lontana dalle esigenze e dai dettami del mercato editoriale, e come appartenente ad altri tempi e ad altre epoche della scrittura narrativa.
La Gazzetta del Sud, Francesco Bonardelli
(Marzo 2011)

LUNGO I SENTIERI DELL'AMORE NEGATO

(...) Fedra e le mammine nei caffè, due romanzi collegati fra loro dal grande tema della maternità e dell'eterno femminino goethiano, in cui però la prima parte è raccontata per "stazioni", che l'autrice chiama "pensieri", benché latente appaia il riferimento agli aforismi nietzschiani con cui fu composto lo Zarathustra... Una scelta letteraria singolare per consentire al lettore di riflettere e all'autrice di procedere per gradi lungo i sentieri dell'amore negato e fra i meandri di un eccesso di dominio maschile... Nella seconda parte, più larga e distesa, ambientata in Germania, le mammine diventano simbolo della normalità "femminista", ossia dei luoghi del comune conformismo, che magari vorrebbe spezzare catene, mentre non si accorge di vivere nella più impazzita realtà, in assimilazione lontana con la Candy di Beckett che, racchiusa nella fossa, si crogiola, vaporizzandosi, di oggetti inutili.
La Sicilia, Pasquale Almirante (Maggio 2011)

 

Di Lodovica San Guedoro colpisce soprattutto la capacità letteraria di immergere il lettore in atmosfere e paesaggi avvolgenti al limite della realtà e Gli avventurosi Simplicissimi  ne è un chiaro esempio.

Donatella De Filippo su Icrewplay (Marzo 2022)

PER IL TESTO COMPLETO:

https://libri.icrewplay.com/gli-avventurosi-simplicissimi-felix-krull-ed/

 

<<Gli avventurosi Simplicissimi>> Nuovo libro di Lodovica San Guedoro dall'editore Felix Krull

Quel ponte di letteratura tra Italia e Germania

Chi era questo Felix Krull, viene da domandarsi leggendo il nome della casa editrice che, da un paio di anni a questa parte, pubblica dei bei volumetti che escono, sempre rigorosamente in due edizioni, una in italiano e l'altra in tedesco.
Ebbene Felix Krull è il nome del protagonista di un romanzo, piccolo e immenso, di Thomas Mann: <<Confessioni del cavaliere d'industria Felix Krull>>

Questo Felix tutto è meno che un <<cavaliere d'industria>>, piuttosto un piccolo baro, un <<onesto truffatore>>, un personaggio che è la parodia di se stesso, ma con tanta fantasia e tanto impegno che non può che suscitare sentimenti di simpatia. E questo è anche il romanzo di commiato, incompiuto, di Mann. A lui si è voluto intitolare <<Felix Krull Editore>> che punta all'obiettivo, oltre quello usuale della buona letteratura, di stabilire un ponte tra due delle grandi culture del vecchio continente: quella italiana e quella tedesca. Due culture che, come vecchi coniugi, si amano spassionatamente, ma non mancano, qualche volta, di lasciarsi andare a infuocate liti. L'avventura di Felix Krull editore inizia nella zona liberty di Monaco di Baviera nel 2006, lo scopo, dichiarato, è anche <<offrire al pubblico una letteratura contemporanea europea che, infrangendo la condanna dell'effimero, superi la barriera del tempo e viva oltre la stagione e la moda, lasciando un segno nelle coscienze>>.
Due le firme di questa piccola, grande (come il personaggio di Mann) casa editrice: Lodovica San Guedoro, nata a Napoli da genitori siciliani, che pubblica Requiem di Arlecchino e poi Amore è stufo - L'ingannatore di Siviglia; e Johann Lerchenwald (che scrive in tedesco ed è tradotto dalla collega San Guedoro) che ha pubblicato Friederich Güthlin.
Sta ora arrivando nelle librerie un nuovo <<pilone>> di questo ponte nella cultura europea: Gli avventurosi  Simplicissimi, un corposo romanzo di ben 400 pagine di Lodovica San Guedoro.
Le risposte che sta avendo questa iniziativa editoriale sono decisamente lusinghiere, così come l'accoglienza che è stata fatta alle opere degli autori. In particolare Friederich Güthlin ha trovato assensi convinti, materializzando, in maniera completa, quella letteratura oltre le mode che vuole essere il segno distintivo dell'editore.
Il Tempo, Antonio Angeli (Giugno 2008)

(...) La scrittura  (de Gli avventurosi Simplicissimi) è volutamente anticheggiante, ricorda le romantiche atmosfere magiche di Novalis, ma anche Il pellegrinaggio in Oriente di Hermann Hesse. Si conferma così il programma letterario della <<Felix Krull>>, intenta a promuovere una letteratura <<inattuale>>, fondata sul valore intramontabile della bellezza, come risulta dall'insegnamento che giunge ai giovani Simplicissimi: <<La Bellezza li aveva guardati negli occhi, e mai più essi avrebbero dimenticato il suo sguardo>>. Questo romanzo, già nel titolo, si ricollega alla grande tradizione del romanzo picaresco secentesco, e segnatamente all'Avventuroso Simplicissimus di Grimmelshausen, come pure allude al principale romanzo neopicaresco della letteratura tedesca: il Felix Krull di Thomas Mann, cui è intitolata la casa editrice.
Il Messaggero, Marino Freschi, ordinario di Letteratura Tedesca all'Università di Roma Tre (Marzo 2009)

Cinque studenti dell'università di Tubinga, i Simplicissimi, vogliono intraprendere un viaggio via terra che li porti fino in India. Giunti in Italia, però, fanno i conti con le bizze delle nostre ferrovie, che fanno perdere loro il traghetto per la Grecia e li costringono a un imprevisto pernottamento a Brindisi. Dopo una tormentata notte in una squallida pensione, i ragazzi cercano di svignarsela senza pagare l'esoso albergatore. Al porto accettano un passaggio per la Grecia offerto loro da un pirata, ma una tempesta li fa naufragare e li separa, scagliandoli in cinque punti diversi della Sicilia. Il caso li aiuta a ritrovarsi presso il palazzo del marchese di Cassibile, dove sventano una truffa ai suoi danni che varrà loro un'esperienza e una ricompensa indimenticabili. Attraverso un linguaggio volutamente <<antiquato>> e la ricreazione di un'atmosfera ora fiabesca, ora decadente, Lodovica San Guedoro esprime tutta la propria passione per le fantasticherie e i preziosismi del romanzo barocco, trasfondendo anche  un viscerale amore per l'arte e per la sua terra d'origine, la Sicilia. Tra agrumeti e teatri cortigiani, non manca la denuncia contro alcune delle ferite che offendono l'isola: dall'abusivismo edilizio alla grettezza di taluni amministratori della cosa pubblica. Non manchiamo di segnlare che questa fiaba è frutto di una penna italiana all'opera per una giovane casa editrice tedesca, la Felix Krull, nata con il proposito di gettare un ponte tra la cultura mitteleuropea e quella mediterranea.
Corriere della Sera, Simone Bertelegni (Febbraio 2009)

Se la Bellezza pura ti guarda negli occhi

E' puro ed elegante esercizio espressivo, quello della scrittrice di origini siciliane Lodovica San Guedoro nel suo nuovo romanzo ispirato all'ideale picaresco del Seicento, ma aggiornato nei termini e nei modi ai canoni della sensibilità contemporanea: Gli avventurosi Simplicissimi, come esaltazione della intrinseca possibilità di trasferire i nuclei narrativi dal teatro alla letteratura e viceversa, in un continuo interscambio tra il realismo degli eventi e la magia delle suggestioni.
La storia narra l'improvvisa deviazione verso sconosciute dimensioni dell'esistere di tre studenti e due studentesse dell'università di Tubinga che, partiti per le vacanze estive alla ricerca di suggestioni alternative nelle terre d'Oriente, non torneranno più nella loro naturale dimensione di vita. Tutto per colpa - o per merito - di una notte fatale e di un terribile sconvolgimento marino, che separa i personaggi del racconto tra plurimi destini di scoperta dei regni fatati, e li riunisce infine in un ideale sovrumano di bellezza e di naturale armonia degli elementi; esaltandone i caratteri morali ed elevandone a vertici di  assoluta perfezione le doti fisiche.
Contenuti ideali, dunque; atti ad esaltare, nel loro incalzante succedersi, lo stile personalissimo dell'artefice: elegante nella sua formale classicità, ma efficace nella sua tensione descrittiva verso tutto ciò che di magico circonda la realtà. Tanto nella dimensione dell'apparente monotonia nel divenire quotidiano, tanto in quella della sorpresa improvvisa, nel rapido succedersi di eventi inimmaginabili. Al punto che il diario di viaggio, sin dalle sue pagine d'esordio ambientate in una squallida e inospitale Brindisi come obbligato passaggio verso terre da sogno, può trasformarsi in narrazione esemplare e quindi esplicativa dei possibili significati di singole esistenze, confluite in un comune percorso di crescita interiore.
Dove tutto, così, è possibile; alla condizione unica di accettare l'ignoto sotto forma di diverso. Il regno animale, l'Oltretomba, la natura e il mito si confondono allora nel sovrapporsi degli episodi e nell'incalzante, reciproco sostituirsi delle esperienze: per una irripetibile sospensione della realtà, destinata a cambiare per sempre la vita dei protagonisti, segnandoli d'incantate visioni e di inusuali contemplazioni del soprannaturale.
"La Bellezza li aveva guardati negli occhi, e mai più essi avrebbero dimenticato il suo sguardo", conclude la scrittrice; indicando in tal modo al lettore il significato primo della sua prosa e l'approdo ultimo del suo sforzo creativo; nell'ideale ricerca di un'autentica espressività artistica, in sé compiuta pur nei limiti spazio-temporali di una favola esemplare.
Gazzetta del Sud, Francesco Bonardelli (Gennaio 2009)

In Sicilia alle fonti del Bello

Contro tutti coloro che sono pronti a proclamare che l'agonia della cultura europea è legata alla presunta "morte degli dei" o meglio al primato della riflessione sull'atteggiamento morale, si leva la voce dell'autrice siciliana Lodovica San Guedoro che, con la nuova edizione del romanzo Gli avventurosi Simplicissimi, non fa altro che inneggiare al più solido dei baluardi contro ogni eventuale disfacimento: l'arte. Narrando le vicissitudini di un gruppo di cinque studenti dell'università di Tubinga, i Simplicissimi, che, partiti alla volta dell'India, per straordinarie acrobazie del fato, si sono ritrovati in una Sicilia al bivio tra un lussureggiante passato e un' imminente decadenza, l'autrice fa immergere il lettore in un'atmosfera esuberante di forme e colori e in una dimensione sovratemporale che permette di <<scavalcare la disperante barbarie dell'oggi>> e di abbeverarsi alle sorgenti della bellezza che è stata e che è possibile far rinascere abbandonandosi alla più ingenua semplicità. Un romanzo, volutamente picaresco e classicheggiante nello stile, in cui tutto è raccontato con un ritmo incalzante, in un continuo succedersi di eventi che non consente di annoiarsi.
La Sicilia,Carla Biscuso (Agosto 2009)

(...) Le avventure di gusto ottecentesco di cinque studenti dell'università di Tubinga, dove la simpatia dei personaggi si mescola a vicende gustose, dove realtà e grottesco, momenti surreali e panorami suggestivi si uniscono in una miscela appassionante. Tracce liriche si alternano a denunce sulle speculazioni ambientali, descrizioni scientifiche ad affascinanti viaggi sottomarini, la vegetazione mediterranea, soffocata dal cemento, alla classicità della Valle dei Templi.
"Voi siete per noi gli Iperborei, il mitico popolo del Nord che noi vorremmo essere. Ancora non si è spenta nel popolo la memoria di Federico II di Svevia, il biondo Federico, il re giusto e provvidente, colui che diede alla Sicilia un governo centrale e un corpo di leggi, le Costituzioni di Melfi", dice un siciliano ai Simplicissimi (...)
G. d. S., Sergio Di Giacomo (Aprile 2009)

La burrasca metaforica che trasforma la realtà in fiaba

Il richiamo è al capolavoro della letteratura  barocca tedesca ispirato dai modelli picareschi del XVII secolo: il "Simplicissimo" di Grimmelshausen, ingenuo pellegrino in cerca d'improbabili avventure sullo sfondo della guerra dei trent'anni, che ora s'incarna e si trasforma nell'esperienza di viaggio di cinque studenti dell'università di Tubinga, vogliosi di raggiungere l'Oriente e invece sballottati da una tempesta fra i lidi mitici di una Trinacria trasfigurata e misteriosa, dove la realtà si fa sogno e ogni sogno può divenire realtà. E' l'esperienza del viaggiatore solitario di memoria mitteleuropea che si ramifica così tra i più mediterranei coinvolgimenti emotivi dei protagonisti nel romanzo di Lodovica San Guedoro Gli avventurosi Simplicissimi, convincente prova narrativa della scrittrice di origini siciliane che già con Requiem di Arlecchino e Amore è stufo-L'ingannatore di Siviglia si era imposta all'attenzione della critica per la sua originale commistione di classiche suggestioni stilistiche e moderne introspezioni di matrice psicologica, arricchite dalla dimensione "teatrale" della scrittura.
Partiti dalla Germania con l'ambizioso obiettivo di raggiungere l'India, e bloccati per una notte al porto di Brindisi a causa dei consueti ritardi dei trasporti pubblici italiani, i giovani non riusciranno mai a raggiungere in traghetto la Grecia
perché sotto forma di burrasca il destino cambierà per sempre la loro meta. Separati e dispersi come naufraghi in cinque diversi punti dell'isola, si ritroveranno dopo varie vicissitudini nel palazzo del marchese di Cassibile, del quale diventeranno infine i fidati consiglieri contro malfattori e truffatori.
Ma la trama fantastica è solo il  mezzo  per descrivere un universo a sé, sospeso tra il regno dell'acqua e quello della terra, tra creature metafisiche e personaggi reali, scenari da fiaba e territori violentati dall'incuria dell'uomo: un continuo alternarsi d'incanto e disincanto, che avvicina il racconto ai ritmi intensi di una corale rappresentazione della bellezza incontaminata della natura, contrapposta alle brutture di una società sempre più insensibile e materialista (...)
Gazzetta del Sud, Francesco Bonardelli (Gennaio 2010)

Quante commedie, o quante tragedie, stanno dietro la loro stessa rappresentazione? Ovvero, quanta messinscena c'è dietro l'apparenza del palcoscenico? Lo svela Lodovica San Guedoro, autrice di testi recitativi e scrittrice non per caso, in un diario degli ultimi mesi del 2005 pubblicato con adeguata cura tipografica dall'editore Felix Krull nella collana "Classici viventi": Requiem di Arlecchino come realistico, disincantato, disilluso, ironico documento sulla situazione attuale del nostro teatro - e in parallelo di quello europeo - sospeso tra le ambizioni sperimentalistiche connesse alla scoperta dei nuovi talenti, e i giochi di potere politico-culturale che nei loro complessi e instabili equilibri proprio i nuovi talenti finiscono per penalizzare.
Ma non per questo è un lamento, né un drammatico soliloquio, quello dell'autrice; che trova la forza, e l'energia stilistica, per rappresentare con gradevole leggerezza la sua stessa avventura. In una Roma assolata di fine estate e poi umida e fredda alle prime intemperie autunnali: sempre viva però di fascino e di mistero, nell'inseguirsi notturno dei suoi cento e cento teatri di periferia, e nella imperante maestosità dei suoi templi di arte eterna. Scenario ideale per l'entusiasmo creativo della protagonista-artefice, disillusa però giorno dopo giorno nelle sue aspettative dai comportamenti ambigui, dai tradimenti, dalle esitazioni di una miriade di referenti, che in sé incarnano tutto il teatro che conta, in Italia. O tutti quelli che contano, per il teatro italiano.
Ci sono i Lavia, i Ronconi, i Peter Stein, la Di Benedetto, la Melato, Foà; ci sono i critici autorevoli che esaltano e distruggono; ci sono i giurati dei premi che scompaiono e riappaiono in virtù del momento politico. Ci sono gli operatori culturali, i detentori dei cartelloni, i manovratori segreti e gli approfittatori. E ogni tanto c'è anche qualche personaggio-interprete più affidabile: relegato però nel buio dei piani secondari, e ridotto a comprimario sulla scena, riservata sempre e comunque ai pochi, "soliti noti".
Non è però la denuncia di un malcostume, da parte di chi non riesce a trovare interlocutori validi per mettere in scena il proprio lavoro, frutto peraltro di non minime "spremute di cervello"; è piuttosto cronaca, fredda e pungente ma anche profonda e accattivante, di un andirivieni tra sale da bar, ristoranti, camerini, uscite d'artisti, foyer. In cui trovano spazio pure le personali notazioni d'un intenso vissuto, e le godibili descrizioni della città osservata ed amata in contemporanea da residente e da visitatrice, da abitante e da turista. (...)
Francesco Bonardelli, Gazzetta del Sud

Di recente i muri di vari quartieri di Roma sono stati invasi da curiosi manifesti. Noti critici letterari con i nomi scambiati presentano un libro il cui titolo e sottotitolo sono tutto un programma: Incitazione a delinquere. Giallo per persone coltivate e con forti pulsioni omicide. (...)  In una non precisata cittadina della Toscana un amabile vecchio signore di nome Friedenthal fa gradatamente fuori, senza clamore e con estrema classe, una intera famiglia "ultramoderna", venuta a turbare con la sua perversa vitalità - rumorose auto, apparecchi stereo, orari impossibili, disordine morale - il piccolo paradiso tutto teutonico che in quel posto egli si è creato. (...)
Paese Sera

Un delitto apparentemente immotivato sconvolge i placidi ritmi esistenziali degli abitanti di via dei Gelsomini, nel cuore di un lindo quartiere borghese...  Chi ha ucciso l'antiquario Rubinacci increspando così, irrimediabilmente, il décor dell'ambiente? Delle indagini si occupa un commissario in cortese concorrenza con un investigatore privato, al cui sguardo stupito si disvela, dietro l'odore di acqua e sapone che aleggia per via dei Gelsomini, un magmatico fermento ...  Il  meccanismo del romanzo giallo è sapientemente smontato e ricostruito ai fini di questo che è una sorta di thriller psicanalitico, per quella densità di umori-sensazioni che formano l'humus della storia ...  Via dei Gelsomini è un mondo fuori del tempo, con il suo paesaggio urbano disegnato dall'autrice tracciando figurazioni  che richiamano alla mente le prospettive fiabesche di Peynet. (...)
Il Tempo

.(...) un giallo straordinario e godibilissimo, scritto, come suggerisce il titolo, <per persone coltivate e con forti pulsioni omicide>. Il mistero sfuma nell'ironia, la trama si dipana tra odori e sapori di cibi consumati in interni surreali, i colpi di scena sono stemperati da gustose scenette e dialoghi raffinatissimi. L'autrice si diverte, e noi con lei, in un gioco di rimandi e suggestioni, fino a un finale inaspettato e paradossale. Ogni tanto si ha l'impressione che chi narra ci stia prendendo in giro - e d'altronde chi sarà mai Lodovica San Guedoro? Nulla si sa e si dice di lei, neanche nel risvolto di copertina. (...)
Noi Donne

 Un romanzo giallo  insolito è quello che ci viene dalla giovane autrice siciliana Lodovica San Guedoro. Il suo Einladung zum Mord è una satira preziosa di squisita cattiveria e di  seducente raffinatezza stilistica. L'incantevole idillio di via dei Gelsomini, con i suoi giardini intricati e i suoi abitanti bizzarri e stravaganti, è messo in pericolo dall'arrivo della famiglia Rubinacci ... Le conversazioni filosofiche  dei due acrobati del pensiero rappresentano il nocciolo dell' "interessantissima e veritierissima storia"  scintillante di rifrazioni ironiche. La maliziosa, elegante  virata del finale, in cui verità umana e  verità  investigativa si fondono con amorosa scaltrezza,  conferma gli intenti colti e letterari della trentacinquenne autrice.
Abendzeitung/Monaco di Baviera

(...) Gli amici della buona letteratura non dovrebbero perdere di vista l'autrice siciliana Lodovica San Guedoro. (...)
Die Welt

 (...) Questa satira a sfondo sociale, farcita di allusioni letterarie e di formulazioni a doppio senso, è  anche un' "incitazione" al piacere della lettura. Una lettura cui non sfugge  quanto di infido si cela nell'idillio, ma che non può sottrarsi al fascino e all' incanto dell'apparizione estetica. Con il suo  forte surrealismo, questa storia evidenzia che le improbabilità fantastiche non sono affatto in contraddizione con un più profondo contenuto di verità.(...)
Neue Zürcher Zeitung, Zurigo

Ho letto con interesse entrambi i testi di Lodovica San Guedoro (La vita è un sogno e  Il coboldo e le bugiarde). Sono indubbiamente pezzi fuori del comune, meritevoli di particolare considerazione e rispetto, ma (...)
H. Wündrich, Berliner Ensemble

Un debutto molto interessante  sulle scene off di Roma è stato quello di Lodovica San Guedoro con La vita è un sogno (Argot studio). Un linguaggio di cristallina perfezione e la capacità di sopraffare qualsiasi scrupolo etico o metafisico con le risorse d'una fantasia continuamente cangiante nella sua spensieratezza ne sono i pregi più evidenti. Questa aerea fantasmagoria (...)
Lucio Chiavarelli, Primafila

Signore anziano:"Ascolti: dieci anni fa, una notte, salii sulla mia terrazza. Nella leggera tramontana l'aria era limpidissima, tutte le stelle percepibili dai miei occhi parevano presenti e la Via Lattea aveva lucentezze da ghiacciaio. Anche i colori risultavano insolitamente vivi. Distinguevo, tra gli sciami di stelle bianche, le rade stelle rosse, le azzurrine, le gialle. Forse nella mia vita non ho mai visto un cielo così popolato e sfavillante... Eppure non provai quella fascinazione ingenua e possente provata da ragazzo... Le stelle non mi parvero più ridenti, parlanti, tutt'altro: mi parvero chiuse in un inerte, vitreo mutismo. Poi la volta celeste si spalancò e sempre più la mia mente affondò nello spazio e le stelle, avvicinate, si rivelarono sterminate fornaci o nubi  atomiche sospese nello spazio, rotanti tra ininterrotte esplosioni ed eruzioni di gas incandescenti, pullulanti a milioni nelle Galassie, e queste,sempre a milioni, migranti alla deriva verso l'infinito. Null'altro che polvere, sempre distrutta e sempre ricostruita, in una guerra universale che non avrebbe avuto mai tregua...... Quella notte, anziché meraviglia, il cielo ha suscitato in me l'orrore, e da allora non ho più alzato lo sguardo ad esso...

Signora:La capisco. Che esperienza sconvolgente! Tuttavia questo è successo, mi perdoni, perché lei non l'ha guardato con i suoi propri occhi, non l'ha sentito con il suo proprio cuore, non l'ha amato, ma l'ha violato con l'intelletto. Mi perdoni! Ma faccia un esperimento: si abbandoni, provi a percepirlo di nuovo come da ragazzo, a vederlo amico e protettivo. Per me è sempre quel nerissimo, irraggiungibile soffitto palpitante di arcane e maliose lucette argentee cui alzavo lo sguardo da bambina dalla mia piccola sedia a sdraio fuori dal pergolato, quella sconfinata coltre che abbracciava la terra, sospesa, ferma eppure misteriosamente viva, il cui grandioso silenzio era nella notte d'estate come il respiro dissimulato di un animale. Il suo segreto non mi spaventava, lo accettavo,non lo indagavo. Acuiva, anzi, i miei sensi."

Con queste battute si spalanca il soffitto di un piccolo teatro di Trastevere, l'Argot, e la bellezza del cielo notturno, che pur vedo da sempre, mi appare, attraverso quello squarcio, creazione sconosciuta, entità viva, nuova poesia. In scena sei attori (Elia Dal Maso, Stefano Lescovelli, Tiziano Panici, Francesca Sattaflores, Cinzia Villari), orchestrati da una ispirata Tiziana Bergamaschi, danno anima alle parole dello straordinario dramma "La vita è un sogno". Ispirato nella forma a una Revue degli anni trenta sulla storia umana, si svolge in treno: durante una sosta in una radura fiorita, una bambina fantasiosa, figlia della bellissima Meteora, getta bocconi della sua brioscia a degli strani uccelli. Le conseguenze di questo suo ingenuo gesto saranno incommensurabili... Col passare del tempo, il potere degli uccelli si estenderà come un morbo incurabile, causando l'infelicità e il tormento di coloro che hanno ancora un'anima, tra cui la bambina divenuta artista, che si ucciderà con un colpo di pistola. Nell'ultima scena ritorna la radura fiorita e assolata, ritorna la pace, l'armonia, e ritorna la bambina di sette anni che, però, ammonita... non darà più da mangiare agli uccelli..
Entusiasta per la bellezza di questo testo teatrale, che tratta una materia inquietante, ma senza rinunciare all'incanto della forma, decido di incontrare l'autrice. Lodovica San Guedoro, una donna bruna, colorita, dallo sguardo vivo e penetrante, si lascia avvicinare facilmente; e, più che un'intervista, prende forma tra di noi una conversazione.
La vita è un sogno fa appello all'intelletto ma anche ai sensi dello spettatore. Come è riuscita ad unire entrambi?
Non lo so. E' appunto il segreto dell'arte, annunciato da Nietzsche ne "La nascita della tragedia", il segreto già posseduto dai Greci: la capacità di gettare un velo dorato, "l'apollineo", sugli orrori dell'esistenza, "il dionisiaco".
Leggendo i titoli di alcuni dei suoi lavori, e anche tenendo presente l'atmosfera fantastica, di magia, che aleggia attorno ad essi, sembra avere come modello soprattutto il teatro del '500-'600. Ma effettivamente di quali autori sente in particolar modo l'influenza?
Di Plauto, per la vivacità e l'immediatezza; di Molière, per la chiarezza; Shakespeare lo ammiro perché fantastico e potente; Rostand, perché iperbolico, maestoso e fastoso; Checov, perché delicato: ognuno per qualcosa (o per tutto)...
Lei vive fra Monaco e Vienna. Perché ha deciso di far rappresentare La vita è un sogno prima in Italia?
Procediamo con ordine: ho scommesso di farlo rappresentare al Burgtheater di Vienna (e perciò gliel'ho già dedicato). Il Burgtheater non ha solo un glorioso passato, ma anche un rispettabile presente, è comunque una grande fabbrica, una macchina oleata, un rimarchevole teatro, che, oltretutto, dispone di un ensemble di 120 attori: e per me ce ne vogliono almeno venti. A onta dei miei piani ambiziosi, è però da poco più di un anno che miro esplicitamente alla scena. In precedenza ho prodotto commedie, ma per la radio. E poiché scrivo fra l'altro in italiano, occorreva aver prima smosso un po' le acque in Italia. Questo è avvenuto - e sta ancora avvenendo - grazie al fortunato incontro con Tiziana Bergamaschi...  Ora "La vita è un sogno" è stato proposto a Luca Ronconi per la mise en espace, e la principessa Vitelleschi lo ospiterà, ridotto, nel suo castello sul lago di Piediluco. (...)
Velia Viti, Orizzonti

(...) Adesso sono immersa nel Suo fantastico libro (Requiem di Arlecchino). Per quello che può valere la mia opinione, lo trovo bellissimo, avvincente, molto originale, pervaso di un'ironia geniale (...) Ancora grazie.
Maria Anelli, cantante lirica

L'avaro grandioso di Lodovica San Guedoro ci riporta in un paesaggio folto di allusioni e illusioni e subito rimaniamo affascinati dalla maniera disinvolta con la quale la scrittrice riesce a muovere le figure nel panorama pulsatile di miti, decadenze e ricordi dai lucchetti arrugginiti. I personaggi di questo suggestivo dramma, portando con sé già tramite i loro nomi - Leda, Ivonne, Ivanoe, Antonino Arpagante, Celeste Rosellina - aspettative di metamorfosi e risvolte, giocano e rigiocano una viva dialettica letteraria e storico-mitica. Spesso giungono a dei momenti di un'epifania ironica e allo stesso momento morale. Partendo da un gioco di chiavi e cancelli, i dialoghi e le ricordanze riaprono un mondo apparentemente conosciuto verso l'inaspettato di un passato tutto da rivedere.
Affascinante anche il tono di certi ricordi, nostalgici fino a un certo punto o meglio fino a quel punto incerto, da dove un nuovo intreccio può partire. L'avaro grandioso è quindi teatro di consapevole ritorno e di spiccata ripartenza, riuscito anche nell'apprezzabile uso del linguaggio della memoria dei suoi personaggi.
Gerhard Kofler, segretario generale della Grazer Autorenversammlung di Vienna, Primafila

Questa volta Lodovica San Guedoro (nata a Napoli da genitori siciliani) ci propone una raccolta di sette racconti intitolata Sacro amor profano. La casa editrice Nymphenburger di Monaco ce la presenta, nella traduzione tedesca di Bettina Kienlechner, sotto il motto Liebeslust/Amor vitae, mentre Sacro amor profano resta a intitolare il primo racconto del volume.
E anche dal punto di vista della quotidianità, rinnova quest'autrice la nostra sorpresa.  La carica comica  e grottesca che si sprigiona dalla vita osservata nella sua sfaccettata ricchezza, sbalordisce proprio per l'immediatezza con cui si manifesta. Si  dimostra così anche in questi racconti che il  fantasioso gioco letterario si basa molto più su una vita vissuta che su calcoli stilistici.
L'arte dell'ironia germoglia in modo decisamente spontaneo, e - come per l'appunto nel Sacro amor profano- il paradosso è nella natura stessa di ciò che muove gli esseri umani. E fa rimanere di stucco. Come potrebbe essere altrimenti, quando spuntano I negri di Harlem a Stoccarda? Ma anche l'inevitabile collisione delle generazioni in Sicilia si trasforma immediatamente sotto la penna della San Guedoro nel bozzetto di una bizzarra convivenza fra quinte agresti.
L'autrice incontra a ogni passo l'incredibile, ed è proprio questo che esalta il suo stile e  lo indirizza con sicurezza alla perfezione .(...) Che si tratti  di Condannati a viaggiare in perpetuo  o del topos dantesco dello smarrirsi nella  "selva oscura", le figure della San Guedoro raggiungono subito, con poche frasi, la  loro vivezza. Come succede, per esempio,  giusto all'incipit, in Storia cinese, l'ultimo racconto: " Quella figurina snella ed elegante, curva su un vaso di iris turchine, non era soltanto un concentrato di leggiadria ma anche di stizza e di furore." (...) E' un momento importante, questo, per l'autrice italiana, vista la grande attenzione riscossa nei paesi di lingua tedesca dal suo  primo romanzo, "Incitazione a delinquere".
Per concludere, in questi sette racconti, la voglia d'amare, quella di vivere e quella di leggere si alternano l'una con l'altra o persino s'intrecciano l'una con l'altra.
Gerhard Kofler, radiotelevisione austriaca, Vienna

.(...) Mi sono divertito nella lettura di La vita è un sogno, trovando una scrittura fresca e ingegnosa, ricca di inventiva e mai banale (...)  Capisco, leggendo Amore è stufo, perché  Peter Stein  abbia pensato a me e abbia suggerito di inviarmi questi testi: è una drammaturgia nella quale posso riconoscermi e che sa nascondere tante possibili interpretazioni, giochi di ruoli, confusioni (...)
Luca Ronconi, Piccolo Teatro di Milano -Teatro d'Europa

(...) Il Suo Sacro amor profano mi è veramente piaciuto (...) E' un racconto fornito di climax e peripezia, di classica compostezza, bellissimo, ma purtroppo non adatto allo schema della nostra trasmissione (...)
Ruthard Stäblein, redazione letteraria Hessischer Rundfunk (radiotelevisione dell'Assia)

L'aragosta e la morte
Atto unico radiofonico di  Lodovica San Guedoro

Questo dramma  ha un inizio così incantevole da farci innamorare subito:  passi di gente che va e viene nell'aria serale,  voci, risa,  il tintinnio dei raggi di una bicicletta, strida di rondini, colpi di martello di un fabbro, lontane grida di  ragazzini che giocano a pallone (...) Segue poi il fuggevole incontro, meravigliosamente descritto, di un uomo  e di una donna - lei ha perso un bottone, e lo ritrovano insieme (...) Da questi suoni e rumori si cristallizza  la conversazione di due signori, che si lamentano di non riuscire a trovare da nessuna parte un buon ristorante. Passeggiano  lentamente sulla piazza, si fermano ad ascoltare la musica di un pianoforte,  suonato nella penombra di una stanza, e giungono infine, per caso, davanti a un ristorante. Tentati dalla prospettiva di mangiarvi l'aragosta, entrano. Sono accolti da un cameriere eccezionalmente garbato e premuroso. Ma il tempo d'attesa si prolunga, i due signori si fanno inquieti. L'atmosfera, poco prima così briosa,  si corrompe... Il cameriere serve l'aragosta  in modo impersonale e riservato. Affiorano brutti presentimenti (...) Questo dramma radiofonico è straordinariamente poetico, arguto, pieno di spirito (...) La composizione di rumori e voci  fa nascere nella mente immagini stupende, l'atmosfera di una sera estiva in una piazza italiana, l'atmosfera di un ristorante elegante... Anche i dialoghi  contribuiscono a questo. Essi sono a volte profondi, per lo più senza importanza, ma sempre misteriosi (...)
Rüdiger Kremer, radio Brema

(...) La vita è un sogno,  fantasmagoria di Lodovica San Guedoro con la regia di Tiziana Bergamaschi, un divertissement letterario che scioglie per quadri "ferroviari" una materia esistenziale quanto più crudele tanto più lieve (...)
Anna Maria Sorbo, ETInforma

La vita è un sogno
di Lodovica San Guedoro

Definita dall'autrice come "fantasmagoria", l'innovativa composizione drammatica di Lodovica San Guedoro trascina l'attonito lettore-spettatore in dimensioni spazio-temporali che sono dapprima quelle idilliache di illusioni ottiche prodotte da una lanterna magica (e cioè con la consapevolezza della non realtà delle immagini evocate), ma poi diventano quelle d'una ridda incontrollata, anzi angosciosamente incontrollabile, di sensazioni, fuggevoli apparizioni, suoni misteriosi e terribili. Diciamo subito che questo appena percettibile passaggio è realizzato con mano sicura, con arte perfettamente consapevole della facoltà umana di immaginare una non verità più vera delle verità conclamate nella quotidianità. Inevitabilmente si è costretti a pensare a quella ormai famosa intuizione del Vico, secondo cui il più sublime lavoro della poesia è "dare senso e passione alle cose insensate, ed è proprietà dei fanciulli di prender cose inanimate tra le mani e favellarvi come fussero, quelle, persone vive". Non a caso il personaggio-chiave della fantasmagoria è una bambina fantasiosa che, gettando bocconcini a degli uccelli, li trasforma in mostri che sconvolgeranno la sua vita e quella degli altri uomini a lei contemporanei. L'altro tema del resto è quello della interiorizzazione del tempo e la sua riduzione a dimensione della coscienza: il finale, apparentemente ottimistico, scandisce, invece, a mio avviso, il riconoscimento che il tempo non è più una struttura necessaria dell'essere, ma è invece la condizione, forse inconoscibile, dell'esistenza umana. Questi temi filosofici sono abilmente celati nella féerie della scrittrice con una leggerezza di mano che incanta e sorprende. Un lettore frettoloso potrebbe affermare che l'operazione sembrerebbe destinata a realizzazioni cinematografiche anziché teatrali. E tuttavia è più che sufficiente la constatazione che tutta la vicenda, racchiusa nell'arco d'una cinquantina d'anni, si svolge in due soli ambienti (interno-treno esterno-radura) per confutare questa tesi. L'opera, come i soli due testi che -per motivi opposti- possono esserle paragonati (Torniamo a Matusalemme di Shaw e L'uccellino azzurro di Maeterlinck), avrà vita difficile sui nostri palcoscenici, ma finirà con l'imporsi, superando qualsiasi difficoltà di mise en espace, proprio per le sue intrinseche qualità stilistiche e di innovativa costruzione (...)
Lucio Chiavarelli, Primafila

Non è frequente trovare donne che si confrontino con la regia teatrale, quali sono i tuoi modelli (se ne hai)?

Non posso definirla propriamente un modello, ma sicuramente la drammaturga e scrittrice Lodovica San Guedoro è stata per me un punto di riferimento. Qualche anno fa aveva curato in un piccolo teatro al centro di Roma una lettura scenica di alcuni brani tratti dal suo dramma La vita è un sogno : ecco, quella sera ho visto un teatro in cui la parola era tutto, energica come un susseguirsi serrato di movimenti, agile come un duello, tangibile come il corpo di un attore. Le frasi che gli interpreti pronunciavano erano di una forza, di un'intensità da far dimenticare i leggii davanti a loro, da creare tutt'intorno la scenografia e i costumi che non c'erano. Parlavano della figura dell'artista nella società di oggi, del suo bisogno di elevarsi dalla coltre di fango della moltitudine massificata, di lasciare un'orma del proprio passaggio sulla terra; ma anche del suo essere indissolubilmente legato al destino dell'Arte, che sembra ormai essere sparita sotto mode passeggere, nepotismi e favori politici.
Fuori le mura, da un'intervista a Velia Viti, regista teatrale (Febbraio 2009)

(...)Il tuo Requiem di Arlecchino mi è piaciuto moltissimo. E' forte, intenso, emozionante, appassionante. Ma è anche divertentissimo. Hai fatto sfilare un bel po' di celebrities! Che caratterino che hai, mia cara! Quel che viene fuori da questo libro è un io d'artista (...)
Maria Pia Tolu, corrispondente da Parigi di Sipario

E adesso costruite  il ponte sullo stretto di Messina, distruggete gli aranceti, scacciate i siciliani dall'isola! La Sicilia vivrà  eternamente ne Gli avventurosi Simplicissimi !
Alphonse Daudet, autore di "Lettres de mon Moulin" e di "Tartarin de Tarascon"


 

 

 

 

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